E' da Giugno che ho in mente questo post.
Eppure da Giugno non è mai stato il momento giusto perché prendesse forma.
Tempismo.
Tra i miei cantanti preferiti c'è Samuele Bersani, i testi delle sue canzoni mi hanno spesso rapita.
Mi piacciono i suoi giochi di parole e la capacità tipica dei cantautori di verbalizzare immagini, situazioni, sentimenti.
Tra le sue canzoni ce n'è una che ascolto spesso eppure non mi stanca mai.
La canzone si intitola: LE MIE PAROLE, e il testo è troppo bello per non postarvelo.
"Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto
strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate...
Le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate
facce sovraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate."
Tre minuti e ventidue secondi ben spesi.
Dal primo ascolto l'ho subito sentita mia, forse perchè racchiude in sè due mie grandi fissazioni: parole e sassi.
Le parole.
Ci sono quelle abitudini che ti porti dentro da sempre e non ne capisci il motivo.Tra le tante io ho la consuetudine di incantarmi e lasciarmi trasportare altrove dai discorsi delle persone, e allo stesso tempo di rimanere enormemente ferita da una sola parola detta magari con leggerezza.
Quando qualcuno mi parla ho il maledetto vizio di immagazzinare alcune frasi e riuscire a risentirle a sfinimento.
Il discorso avanza, ma io sono li' incartata a riascoltare nella mia testa quelle due o tre parole e a lavorarci sopra.
Mi è capitato spesso di riuscire a farmi un'idea di una persona e vederla drasticamente cambiare in seguito a "note stonate" che sono uscite dalla sua bocca.
Quando mi accade di dover dire qualcosa di importante a qualcuno mi chiedo mille volte se c'è un modo migliore per farlo, e soprattutto se è il caso di farlo.
Mi sono accorta in mille circostanze differenti, quanto la scelta ponderata di una parola rispetto ad un'altra avrebbe reso meno devastante l'effetto di quei "sassi aguzzi pronti da scagliare" che spesso ho usato anche io come arma impropria.
A volte "ho creduto di dire" una cosa ed invece è stato capito l'esatto opposto.
Svilisce sempre un po', doverlo spiegare a posteriori.
Talvolta parole come "frecce infuocate" hanno fatto breccia nella mia mente e mi hanno sorpresa fragile nelle mie certezze, proprio quando avevo in me la convinzione che fossero inattaccabili.
Mi è successo di leggere una frase in un libro e restarne talmente colpita da non riuscire a continuare la lettura per l'impellente bisogno di rifletterci sopra.
Il potere delle parole esercita un grande fascino su di me.
I sassi.
Quando ripenso alle mie estati da piccola mi rivedo sdraiata nei prati a guardare le nuvole correre nel cielo e ricordo di aver sempre trovato divertente il passatempo comune a molti, di cercare di scorgerci delle figure.
Intuire nei contorni di una nube un cuore, un cane, un cavallo, un volto e cercare di farlo scorgere anche a chi era con me.
Lo stesso valeva anche per la forma delle montagne, e per quella dei sassi.
E vale tutt'ora perchè certi "trip" pare non ti abbandonino nemmeno in età adulta.
Forse da questa mia attenzione per i particolari è nata l'abitudine di scegliermi un sasso e portarmelo a casa come souvenir, quando è possibile.
Sorge spontaneo immaginare che abbia una pietraia in casa.
Non è cosi', anche se piu' volte in Liguria ho avuto la tentazione di riempirmi le tasche di sassi perchè mi piacevano tutti.
Selezionarli risulta talvolta difficile, li osservo e penso a quanti anni di sole, acqua, terra e vento li avranno accarezzati, scolpiti.
A quanti kilometri avranno percorso per raggiungere il punto in cui si trovano ora.
Mi immagino che il sasso che ha catturato la mia attenzione oggi, possa essere rimasto ignorato in mezzo a tanti altri per centinaia di anni , oppure che qualcuno prima di me lo abbia gia' raccolto e magari dopo averlo osservato per un po' l'abbia scagliato lontano insieme ai suoi pensieri in un torrente, e dal torrente sia arrivato al mare.
Oppure alzando gli occhi verso la vetta di una montagna, penso che il ciottolo che ho appena raccolto sul sentiero sia arrivato fin li' lasciandosi trasportare dallo sciogliersi della neve, spettatore nel suo percorso di albe incredibili e tramonti mozzafiato.
Forti raffiche di vento, rimbalzo dopo rimbalzo l'hanno reso interessante al mio sguardo e poi alle mie mani.
Un sasso ha sicuramente una storia senza tempo dietro.
Una storia affascinante e di bello c'è che puoi inventartela tu.
Un sasso non sarà mai uguale ad un altro, ha una sua unicità.
Calpesti tantissimi sassi, ma è uno solo che ti chini a raccogliere.
Sei tu che pensi di averlo trovato e magari è lui che invece si è fatto trovare da te.
Se poi il sasso che trovi è come quello della foto, allora il binomio parole/sassi è quasi inscindibile.
E credo non ci sia altro da aggiungere.
Ele.