lunedì 23 aprile 2012

Black post


Qualcuno me l'ha anche detto: hai il fisico di una ragazzina, ma questo non giustifica che tu continui a vestirti come se lo fossi. 
Tradotto: a 34 anni, in leggins e con tutti i tuoi colori improbabili, sei un pò sfigata. 

Inizia così, in modo del tutto frivolo, questo post sulla parte black di giuppy. L'esatto opposto di questo, per intenderci. Zero poesia, zero sentimenti, total black. 

Non sopporto più sentirmi dire come "dovrei" essere. Più pacata, meno istintiva, meno sfuggente, più incline ai compromessi e alle mezze misure. 
Cause I'm different kind ok girl. (rubo la frase a una che a 50 anni suonati ha fatto tutto tranne che adottare mezze misure, a partire dal nome).

Non sopporto più sentirmi dire che dovrei andare in vacanza: andare in vacanza da sola con mia figlia, in questo aprile travestito da novembre, mi mette solo tristezza. 

Non sopporto più sentirmi dire che parlo troppo o troppo poco. Parlo quanto mi pare, con chi mi pare, di quello che mi pare. Come tutti gli altri esseri umani. Solo che lo faccio in modo spontaneo, e questo spesso autorizza le persone a pensare che sia un problema.
Invece è un tuo problema, di te che mi ascolti e non vuoi sentirmi: quindi spostati.

Non sopporto più di dover giustificare ogni sentimento negativo che affiora: a volte si può essere molto tristi, ci si può sentire molto fragili, e non c'è nulla di male nel dirlo e nel pensarlo. Amo le persone che lo capiscono. 

Non sopporto più di dover smussare angoli che non si smussano. Cerco di guardare oltre, perchè se non lo faccio ne va della mia identità, e forse anche della mia salute. 


Io non chiedo mai alle persone di starmi vicino, io non chiamo quando ho bisogno, io non sono capace di chiedere aiuto/vicinanza/amicizia/affetto. Chi mi conosce, lo sa. Sa riconoscere i miei segnali, sa interpretare i miei silenzi o le mie troppe parole, e viene a prendermi. 
Quindi, se hai capito che ho bisogno di qualcosa e che non lo chiederò mai, vieni a prendermi. Ma se hai già deciso di non farlo, spostati. 

Non sopporto di dover spiegare continuamente alle persone perchè qualcuno mi chiama giuppy e qualcun altro no... e da dove arrivi questo nome. E' molto semplice: 15 anni o giù di lì, il co-protagonista di un cartone animato che andava al tempo si chiamava giuppy e le mie compagne di scuola me l'hanno affibiato, con mio grande disagio. Ma, come molte cose nella mia vita, ciò che inizialmente mi mette a disagio poi va a finire che mi piace da morire. Giuppy è diventato il nome con cui io mi chiamo quando parlo da sola, per intenderci.
Chi si sente autorizzato a chiamarmi giuppy lo fa perchè ha capito chi sono. Quindi, non sono io che autorizzo, sono gli altri che lo decidono. 
Non serve chiedermi il permesso di chiamarmi così: se hai deciso di farlo, a me va bene. 

Non sopporto davvero più di sentirmi dire che ho l'aria stanca. Io SONO stanca, ma raramente mi lamento davvero, perchè tendo a farmi trascinare dal mio senso di responsabilità e del dovere. 
Se mi vedi stanca, per favore, non dirmelo: offrimi un caffè. 

Credo che dentro la mia vita molte persone non saprebbero da che parte girarsi. Io mi giro: a volte in maniera maldestra, a volte danzando, a volte rompendo tutto quello che incontro sulla mia strada. Non sopporto più sentirmi dire che andrà meglio: non esiste "meglio", esiste vivere, e per farlo servono una quota di coraggio, di leggerezza e di risorse personali che non sono proprio semplici da scovare nel nero pesto. 
Non si vive aspettando "il meglio", non si vive respirando la vita di qualcun altro, non si vive guardando continuamente indietro.
Si vive cercando di stare mediamente bene dentro ai propri panni, con i propri amici vicini, nel piccolo e a volte maledetto acquario in cui si nuota.
Quindi, per favore, non dirmi che andrà tutto bene ma stammi vicino perchè ne ho bisogno. 
Se però non è quello che vuoi fare, spostati.

Ecco. Ora mi sento meglio, a volte ci vuole...

Scusate eh, vi amo tutti, ma anche questa è la giuppy...

giuppy