sabato 12 febbraio 2011

Un post felice (pensando a mio padre).


Non mi ha telefonato mio papà dal paradiso, no…  e non mi ha neanche mandato un libro di Montale con posta celere…  Eppure ho ritrovato la poesia!

Dopo questo post, qualcosa si è mosso nella blogosfera… I commenti che ho ricevuto sono stati bellissimi, mi hanno permesso di guardare dentro al dolore degli altri e trovare le tracce del mio.
Ele, Cinzia, Cristina C., Franz, Gnappetta, Antonella, Ilaria, Finalmentemamma, Lisa, Moca, Twins(bi)mamma, Simona, Iri, Margiù, Kikka, Angela, littleleo. Grazie! Altre parole rischiano di essere banali e superflue.

Grazie a Angela e Ilaria, la poesia è tornata dove doveva essere, nella mia vita:

Riemersa da un' infinità di tempo
Celia la filippina ha telefonato
per avere tue notizie . Credo stia bene,dico,
forse meglio di prima .-Come crede? Non c'è più?
Forse più di prima ,ma.....
Celia cerchi d'intendere.......
Di là dal filo,
da Manilia o da altra
parola dell'atlante una balbuzie
impediva anche lei. E riagganciò di scatto.

Non è una delle poesie più belle di Montale, ma ogni volta che la leggo, da quella prima volta di tanti anni fa, sento il rumore sordo dell’assenza e della perdita. Se mi fermo un attimo, mi sembra di vedere la casa di Montale:  i mobili scuri, il telefono, le pareti, lui che risponde in una fredda giornata d’inverno con il cappotto addosso.  Mi sembra di vedere il viso di Celia, di leggere le sue espressioni  che passano dallo stupore alla sofferenza. La vedo piangere dopo che ha riagganciato.   

Aver ritrovato la poesia in questo modo, grazie a una persona che vedo tutti i giorni e ad un’altra che non ho mai incontrato, mi rende felice.  Mi fa pensare che forse mio papà voleva dirmi questo:  vicino a te e lontano da te la vita scorre investendoti di calore, parole e pensieri.  Non smettere di dire quello che pensi della vita, non smettere di cercare le risposte. Qualcuno ti aiuterà a trovarle.

Papà: forse meglio di prima, forse più di prima.

giuppy

giovedì 10 febbraio 2011

It's a GIRL...!


Cinzia, una mia cara amica ha appena saputo che diventerà mamma di una bimba!

La situazione si è evoluta solo ora perchè, pur essendo al sesto mese di gravidanza era convintissima che non avrebbe voluto sapere fino alla nascita il sesso del nascituro.
Improvvisamente la mattina dell'ennesima ecografia di rito, ha chiesto di saperlo e felicissima mi ha comunicato che sarà mamma di una BIMBA!!!
Generalmente per scaramanzia e "robette" simili (io non sono molto aggiornata su quel che il galateo consiglia e nemmeno particolarmente superstiziosa) sembrerebbe opportuno non far regali fino alla nascita....
Considerato però che è già al sesto mese e visto che volevo festeggiare la sorpresa tutta FEMMINILE che ci ha rivelato, le ho fatto un microregalino.
Ho comprato un ciuccio con l'anellino attorno rosa e ho creato questa scatolina della dimensione che potesse contenerlo.
Volevo che fosse come una piccola carezza, quindi doveva essere molto DELICATA e il total white mi infondeva quella sensazione,  ovviamente il tocco di rosa ci voleva per festeggiare un'altra DONNINA!!!
L'ho embossata con il folder della cuttlebug swissdots che è il mio preferito, ultimamente sono attratta da tutto cio' che è a pois nello stamping.
Ho messo all'opera la mia crop a dile nuova nuova, cosi' ho inventato una chiusura con due occhielli rosa alla scatolina, stesso trattamento occhiello anche per la maxitag ottenuta con un cerchio scallop dove ho timbrato il topolino di Aladine che mi piace un sacco e di certo rivedrete spesso nei miei baby lavoretti.
Cinzia è stata felicissima e si è pure emozionata!

Elena.

P.s. Con questa scatolina, partecipo per la prima volta alla sfida di Timbroscrapmania che richiede questo mese una creazione di "benvenuto". Il challenge #20 lo trovate Qui!
Ringrazio Maela per la segnalazione!! :-)

martedì 8 febbraio 2011

Un post triste (pensando a mio padre).


Mio papà è morto poco più di un anno fa.
Chi mi conosce lo sa, che questo non è un dolore, è una voragine che si è aperta nella mia vita.
Se lui ora fosse qui, io gli direi “papà, ho un blog!”. Lui si alzerebbe dal divano, lentamente, andrebbe a cercare gli occhiali in camera, poi con la sua voce roca mi direbbe, in bergamasco: “fammi vedere” e verrebbe a sbirciare su questo portatile, quello che mi ha regalato lui. Guarderebbe, mi ascolterebbe parlare, probabilmente mi prenderebbe in giro. E poi, alla prima occasione, direbbe orgoglioso: “mia figlia scrive su un blog”. Come se fossi l’unica in grado di farlo in tutto il mondo, l’unica che merita di essere letta, l’unica.
Si parla troppo poco della morte, di quello che lascia e di quello che si trascina dietro. Se ne parla poco perché fa male, ma scrivere è diverso…
Il fatto è che le persone non spariscono nel vuoto, non se ne vanno trascinandosi dietro tutto, ma lasciano ricordi e tracce della loro presenza. Gli occhiali nella custodia appoggiata nel cassetto, il pezzo di una serratura che andava riparata abbandonata nel vano della portiera dell’auto, il racconto di quello che era tuo padre agli occhi di un amico.
Una delle esperienze più brutte di quest’ultimo anno è stata rispondere al telefono a casa di mia mamma: “mamma rispondo io, sarà per me!”. Non era per me, era una voce che cercava mio papà. Non pensavo che mettere insieme una frase potesse essere così faticoso: devi trovare le parole per dire che no, lui non c’è in casa, perché  è morto.  Devi spiegare che l’urgenza e la necessità di parlare con lui sono inutili, le cose della nostra vita sono nulla di fronte alla morte.
Dall’altra parte, la voce si fa imbarazzata, abbozza le condoglianze, chiede quando…  E tu torni a un pomeriggio freddo di dicembre: il sole, i volti, i pensieri, la mano di tuo fratello. La voce è dispiaciuta, si scusa, anche se non c’è nulla di cui scusarsi. A volte, mi racconta mia mamma, le voci dall’altra parte del telefono sono incredule, a volte riattaccano senza dire più  niente, a volte si sentono in colpa per essere  involontariamente entrate in una casa dove qualcuno manca. E l’assenza è pesante in una casa, perché anche gli oggetti portano i segni del nostro vivere, e quando non ci siamo più continuano a parlare di noi. Anche i muri parlano di noi, se sappiamo ascoltare.
Mi è tornata in mente una poesia, l’avevo letta alle superiori e mi aveva fatto stringere il cuore allora. Era di Montale, raccontava di una telefonata: un’amica che chiedeva di sua moglie, lui che doveva spiegare, lo stupore e il dolore dall’altra parte del telefono. Mi sarebbe piaciuto metterla nel post, ma non sono riuscita a trovarla.
 Non so perché, ma credo che un giorno la ritroverò, il giorno in cui lui vorrà farmela trovare.
giuppy