mercoledì 18 luglio 2012

Guardo le nuvole lassù


Come giustamente diceva la mia compagna di blog, io scatto foto ossessivamente in questo periodo.  

Scatto foto a Elisabetta, perchè mi sembra di perdermi ogni giorno qualcosa di lei e dei suoi riccioli castani, se non mi sbrigo a fissarli subito. 
Scatto agli oggetti che mi circondano, guidata dal desiderio di riempire l'i-phone di foto delle cose che ho, perché quelle che non ho più sono stampate nella mia testa: un inventario doloroso che vorrei solo dimenticare. 

Scatto moltissime foto a me, quasi ogni giorno. Le pubblico su facebook e su Instagram, forse a volte suscitando la curiosità di chi si chiede che diavolo stia facendo. 
Non lo so, ma mi sono fatta delle domande.

Non sono particolarmente fotogenica e non avverto il bisogno di sentirmi "guardata". Quasi tutte le persone che hanno accesso al mio profilo di Instagram o di Facebook hanno anche la (s)fortuna di vedermi spesso dal vivo, quindi non credo si stia disseppellendo in me una sorta di esibizionismo. In fondo, non ritengo di avere molto da mostrare ultimamente: alta un metro e mezzo e poco più, sono dimagrita troppo nell'ultimo anno perchè il mio fisico abbia un qualcosa di armonioso, occhiaie perenni, pelle sempre troppo bianca. Mi capita che mi vengano fatti dei complimenti per le foto che pubblico e di solito mi stupisco, non crogiolo nella beatitudine di sentirmi dire quanto sono bella o magra. A volte mi infastidiscono i complimenti, anche se ben argomentati, perchè trovo che non si sia colto cosa volevo davvero dire con una foto. 

E allora, Guppy, cos'è che volevi dire esattamente?? 

Volevo dire che sto cercando il volto della donna che sono. 
Spesso, senza volerlo, mi viene in mente la voce di Bono: "Looking for the face I had before the world was made".

Per troppo tempo ho lasciato che i giorni mi scorressero addosso senza capire chi fossi e cosa stessi diventando, per troppo tempo ho smesso di farmi domande e ho lasciato che me le facessero gli altri, spesso tergiversando sulle risposte, a volte mentendo. 
Se qualcuno ti chiede: "Sei felice?" è molto facile mentire. Ma se ti fai una foto e poi  la riguardi, ricordi perfettamente come ti sentivi in quel momento, che cosa ti scorreva nelle vene. Rabbia, desolazione, leggerezza, senso di libertà, preoccupazione, la gioia di una domenica a fare linguacce all'i-phone dopo aver pianto per un cespuglio di salvia, i percorsi in macchina con la testa piena di paure, i caffè tristi la mattina e quelli leggeri, il senso di smarrimento dentro un'ascensore che ti porta in un posto da cui tornerai diversa, e non sai ancora quanto. 

Mi sono accorta che sono io a fare del mio destino una vita, sono io che governo e tengo in pugno i miei giorni. Reagendo, esprimendo, parlando, decidendo. Lo faccio da sola, male, con fatica, con incostanza, ma ho capito che è sul mio viso che si legge l'effetto del mio stare nel mondo. E ho bisogno di saperlo e di ricordarlo, guardandomi. 

Questa foto, in particolare, fatta una mattina. Con leggerezza, un sorriso appena accennato che se calchi un pò la mano diventa una risata, il mio caffè e la mia sigaretta, nel silenzio di quando ancora la giornata non è iniziata. Una di quelle mattine che hai il coraggio di guardare le nuvole lassù. 
Sono io, adesso. 

giuppy