C'è stato un tempo in cui gli errori sembravano rimediabili. Si tracciavano linee, si chiudevano cerchi. Dentro e fuori.
C'è stato un tempo in cui le cose che si dicevano erano pilastri. Dentro e fuori.
Ci sono stati giorni con i piatti in tavola e scarpe bagnate sul pavimento, orchidee che fiorivano sul davanzale della mia finestra preferita.
Pizze da asporto, una per me e due per te. Io la rucola, sempre e comunque. Fammela assaggiare dai. Ma sai che mi piace?
Cavi sparsi ovunque. Non ho mai capito bene a cosa servissero, ma tu lo sapevi e andava bene così.
Il mio disordine, il posacenere pieno, gli accendini nello stesso posto, per trovarne sempre uno.
La mia voce che riempiva le stanze, la mia risata, i miei intercalare, l'armadio color tortora.
Le date che si mescolano nella mia testa, i cinque mesi che tu non hai saputo capire: sono salita su un treno e ho fatto il viaggio da sola. Poi sono tornata indietro, ma ero diversa.
Domenica mi hai detto: Fotografa le ombre delle persone, non le persone: vedrai che la foto viene più bella. Non hai capito cosa mi stavi dicendo davvero.
A volte, ho la sensazione che si sia aperto un baratro sotto i miei piedi: ho tentato di cucirlo con ago e filo.
Non ci sono riuscita.
giuppy
Non puoi cucirlo da sola. Ricordi? Perfino Peter Pan con tutta la sua magia aveva bisogno di Wendy per ricucire la sua ombra alle scarpe.
RispondiEliminaGià, da soli non si può.
RispondiEliminaA me suona terribile la frase sul fotografare le ombre... (che poi in realtà sono belle e sono parte di noi.. ma da lì a dire il resto...).
RispondiEliminaun abbraccio virtuale può bastare come conforto?
RispondiEliminaPat
non si può cucire o ricucire qualcosa di sfilacciato.
RispondiEliminaNon tiene.
Un bacione enorme
bacino
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