sabato 29 gennaio 2011

Lavori in corso....!!!!


Questo è solo un piccolo assaggio, dei prossimi post...
E' un lavoro fatto con il cuore per una persona speciale, che  come si capisce dall'immagine ha deciso di dire di SI'!!!
Per ora buona serata...seguiteci!!!
Ele

venerdì 28 gennaio 2011

Vuoi assaggiare???


Qualcuno l’avrà capito, io sono un po’ fuori. Un po’ tanto. E ho anche bisogno di condividerlo.
Allora: da quando c’è Elisabetta in casa, ho sperimentato un modo tutto mio di occuparmi del suo sostentamento e del suo benessere, modo che può essere sinteticamente riassunto con questo motto: “Prima io, poi Elisabetta”.  Cioè…. Prima di darle qualsiasi cosa, la provo prima io. E normalmente invito le altre mamme  a fare la stessa cosa, passando per  fò dè cò (termine tipicamente bergamasco che designa una persona mentalmente instabile).
Siccome nessuno mi ascoltava, ho deciso di aprire un blog. Siccome da sola mi vergognavo, ho chiesto alla ele se si metteva con me. E adesso fò dè cò siamo in due.
A parte gli scherzi… Se avete un bambino, provate quello che gli date, provate tutto, e scoprirete cose che non immaginate.  Se non avete voglia di farlo, ve lo dico io:
1.       Le vitamine D e K fanno schifo. Fa schifo anche il ferro in gocce: 5 goccine a cena e avrete un chiodo in bocca per tutta la sera.
2.       L’antibiotico zitromax ha un sapore di banana buonissimo (altri antibiotici non ne sono serviti finora, nel caso vi aggiorno).
3.       La tachipirina in gocce è veramente sgradevole. Quella in sciroppo l’ho comprata ma non l’ho ancora assaggiata, vi saprò dire.
4.       I farmaci omeopatici sono tutti buonissimi, quelli sotto forma di ovuletti sono ottimi come fuoripasto (scricchiolano sotto i denti che è un piacere!)
5.       Alcune creme di cereali contengono zucchero e vaniglia: praticamente mangiare la pappa diventa come mangiare brodo e coniglio mescolati al budino alla vaniglia. Ecco. A me questa cosa mi ha scandalizzata, perché prendere in giro i bambini addizionando le creme per renderle più gradevoli mi sembra una violazione gravissima (non sono una visionaria, controllate gli ingredienti delle creme).
6.       Le tisane per i bambini sono zuccheratissime, io ne uso sempre 1/3 della dose consigliata.
7.       Gli omogeneizzati di carne hanno tutti un sapore mooooolto simile. Non che vada meglio con quelli di pesce. Io ho ovviato preparando da me gli omogeneizzati con il santo bimby.
8.       Gli omogeneizzati di frutta sono vischiosi, gelatinosi, nulla a che vedere con la consistenza reale della frutta. Anche per questo, sia santificato il bimby.
9.       L’omogenizzato alla banana sa di zitromax. Uguale proprio.
10.   La pastina per bambini sdentati non sa assolutamente di niente. Per me potrebbero essere palline di polistirolo.
11.   I latti artificiali non sono tutti uguali, alcuni hanno un retrogusto di cartone, altri di olio di semi.
12.   Subire i lavaggi del naso con la fisiologica è un’esperienza traumatica. Come lo so? Una sera io e mio marito ci siamo fatti a vicenda lavaggio e aspirazione dei rispettivi nasi. Sono volate parole pesanti. Ah…. La fisiologica è salata!
13.   Un giorno mi sono spalmata sul viso un campioncino di crema allo zinco (giuro, ho sbagliato, credevo fosse crema per il viso!!) e pensavo che non sarei più riuscita a togliermela: una maschera di cera!! Immagino che effetto può fare lì sotto…
Qualcuno mi venga in soccorso però…. C’è altro da aggiungere alla lista o sono davvero l’unica folle?? Vi ricordo che potete lasciare commenti anche in forma anonima ;-)
giuppy

mercoledì 26 gennaio 2011

Confesso: Ho rubato le tutine alla Dani.


Il titolo dice tutto... Ho rubato questo file per la realizzazione di queste scatoline/tutine portaconfetti MERAVIGLIOSE.
Mi piacciono tantissimo!!!!
Sono diventata pazza finchè non sono riuscita a realizzarle, le pensavo e ripensavo compulsivamente.

La legittima proprietaria Dani   è GENEROSISSIMA e mette in condivisione i suoi file, in pratica io l'ho avvisata che avrei rubato spudoratamente, dal giorno in cui ho visto comparire sul suo blog tra le  mille cose splendide questa chicca.


Sono stata assolta dalla giustizia terrena, per quella divina (ammesso che ci sia) dovrò sudarmela un po' di più, ma il gioco a mio avviso valeva la candela....e poi se uno confessa è assolto o no? Ah...ma ci dev'essere pentimento dicono: ebbene  io NON SONO PENTITA, MA PER NIENTE PROPRIO....

MI PIACCCCIOOOOOOONO!!!!
Ele

martedì 25 gennaio 2011

Le domande.


In questi giorni, parlando con un’altra mamma, ci siamo scambiate qualche sensazione a caldo sulle domande che ci vengo insistentemente poste.
Lasciamo perdere quello che succede durante la gravidanza…. Credo di aver spiegato almeno a 20 persone (incredule) perché la gravidanza si calcola in settimane e non in mesi (“Sei sicura?? Ma guarda che  40 settimane non sono 9 mesi!!!!!!!”). Ho risposto a infiniti “come la chiami?”, costringendomi poi ad ascoltare i commenti: “Ah, è il nome di tua nonna?” “Elisabetta? Perché non Elisa/Emma/Gaia/Giada?” “Eh ma che nome lungo!” “Ma poi come la chiami? Betty? ElY? Betta? Lisa?”. Ma pace, ho sempre risposto a tutti, sempre con discreta gentilezza.
Ma adesso…
Intendiamoci, io sono molto contenta quando vengo fermata da qualche sconosciuto che mi fa i complimenti per la bimba, le dice tenerezze e mi fa qualche domanda. Qualsiasi cosa stia facendo e dovunque io sia, se un’anziana mi fa capire di aver voglia di passare cinque minuti con noi, io mi fermo. Credo che sia un’esperienza bellissima parlare con gli anziani, farsi raccontare i pezzi della loro vita (anche se a volte sono pezzi di tristezza e solitudine), credo che sia un esercizio di rispetto e di umiltà unico. E bisogna iniziare da piccoli ad esercitarsi.
Ma tra noi mamme....
A volte noi mamme sappiamo essere proprio un pò pesantine e stufarci a vicenda con delle domande a raffica, e abbiamo la mente talmente allenata da riuscire a controbattere prima ancora che la nostra povera vittima abbia risposto alla prima domanda... Ne vengono fuori conversazioni simili a questa:
1.       Quanto ha?  “Ma il mio è più grande, perché la tua è così alta??”
2.       Quanto pesa?  “Cavoli che bambinona! Il mio pesa tot kg, tot etti e tot grammi.”
3.       Dome la notte?  “Anche il mio!!” Oppure: “Ma il mio non ancora!?!” E si riparte dalla    domanda 1 preceduta da: “Ma scusa”.
4.       E’ brava?  Io ormai ho una sola risposta: SI’, punto.
5.       Gattona? (Vedere le reazioni al punto 3)
6.       Mangia tutta la pappa? “Ma tu la pastina marca xy l’hai provata?” “Io al mio dò solo la mela biologica”
7.       La allatti ancora? “Eh ma il latte artificiale gonfia!” E si torna alla domanda 2 preceduta da “Scusa ma”
8.       Da chi ha preso gli occhi azzurri? “Eh ma anche mio suocero/suocera/zio/mamma ha gli occhi azzurri e il mio non li ha presi!!”
9.       La mandi al nido? “Eh ma guarda che al nido i bambini imparano un sacco di cose!”
10.   Ma tu quanti chili devi smaltire? “Io solo … (un numero variabile tra 1 e 15)”
11.   Come è andato il parto?   “Ah, beaaaata che hai fatto il cesareo”
12.   Quando fai il secondo?    “Guarda che non devi lasciar passare troppo tempo eh!”
Quello che mi colpisce di più è il luogo in cui queste docce verbali si verificano: alla cassa del supermercato mentre cerco i centesimi per pagare, all’Asl dopo la vaccinazione mentre Elisabetta sta ancora piangendo per la puntura, fuori dallo studio del pediatra mentre cerco di svestire Elisabetta (qualcuno vuole dire ai pediatri che è illegale tenere 45°  di riscaldamento nelle loro sale d’aspetto??)… E lo ammetto, non sono stata solo vittima: molte volte ho puntato un bimbo, ho fatto un veloce calcolo ipotetico dei suoi mesi e ho aggredito la madre al ritmo di 25 domande al minuto (sta seduto da solo? prende le cose con le mani? è ambidestro? dice mamma?....). Le mie reazioni sono sempre: "Ma -parola che inizia per ci e contiene 2 zeta- la mia no!!!!".
In generale però io sono una tipa un po’ riservata e difficilmente attacco bottone con le persone che non conosco, quindi sono un pochino incline a sentire la pesantezza di certe domande insistenti. Malgrado questo, anch'io posso tentare di fare sana conversazione… se però chi mi parla è minimamente interessato a qualche aspetto della mia vita, non se sono solo un oggetto da radiografare insieme alla mia ignara bambina (che solitamente si prodiga in sorrisoni e tentativi di fare lo scalpo al bimbo della mamma di turno).
Un giorno è successa una cosa. Lo scenario era il solito: sala d’attesa del  pediatra, 40° secchi, bimbo in fissa “E poi?”, mamma e nonna che mi tempestavano di domande. E’ arrivata una ragazza giovane, con la sua bimba, disabile.  Si è seduta lontano da noi, poi si è avvicinata. Nessuno le ha rivolto la parola, nemmeno io. E’ diventata invisibile.
Ci ho pensato tantissimo nei giorni successivi, e mi sono chiesta perchè non ho avuto la voglia e il coraggio di rivolgerle la parola, di chiederle qualcosa. Forse perchè sapevo che tutte le domande che avrei potuto farle (come ti chiami-quanto ha la tua bambina-quanto pesa) sarebbero state banali per lei, o forse perchè sono tanto arrogante da pensare di decidere io cosa sia banale e cosa importante per qualcun altro.
Credo più nella seconda ipotesi, credo di essermi comportata come un'arrogante egoista che finge di non sapere che le esigenze di una mamma sono uguali per tutte: parlare, confrontarsi, ridere dei guai, che sia la mamma di un bambino disabile o di una bambina pigra.
Ho deciso che d'ora in poi mi sforzerò di rivolgere la parola per prima alle altre mamme, per conversare anche delle semplici cose della vita: del freddo che fa oggi, di quanto costano i vestitini dei bambini, del sapore delle fragole che non è più quello di una volta.
giuppy

lunedì 24 gennaio 2011

Un...due....tre.... STELLA!!!!


Altro bigliettino all'insegna della semplicità.
Ele

Concorro con un abbraccio...


Da quando è nato il blog ho iniziato a guardare un po' i blog candy....
Non ho mai partecipato alle "sfide" di Hobby di Carta per esempio, ma   ho visto che  anche in questo caso l'estrazione avviene con il metodo Random, notoriamente non son fortunata con le lotterie, e se dovessi tentarci per talento credo che non vincerei di certo...
Comunque sia... proviamoci....
 La foto non è delle migliori, i colori non sono i miei preferiti ma sono imposti dal team, però...il bigliettino che è nato è questo.
http://hobby-di-carta.blogspot.com/2010/12/scrappa-e-vinci-palette-colori-by.html
Ele

domenica 23 gennaio 2011

Voglia di semplicità...


Biglietto per una bimba, voglia di semplicità e pochi fronzoli...forse davvero minimalista.

In foto non si vede granchè, ma la cicogna e i panni sono colorati con pennarelli acquarellabili e hanno un tocco di "glossy accents" che rende i particolari un po' piu' evidenti e glossy per l'appunto.
Ele

9 mesi + 8 e un pò


E’ già da qualche tempo che sto facendo il conto alla rovescia, ma ultimamente comincio ad essere nervosa: il primo febbraio tornerò al lavoro, fine del periodo di maternità.
Già solo questa frase potrebbe bastare, credo, a  far capire in che tunnel sono finita: ansiaansiaansiaansiaansia!! Non amo molto i bilanci, ma stasera ho voglia di ripensare a come sono andate le cose…
I primi mesi a casa con il pancione sono stati noiosetti: qualche problemino che mi impediva di fare shopping selvaggio, tante incertezze, tanta stanchezza. Più la pancia cresceva, più diventava difficile muovermi: io ricordo che facevo UNA (e dico UNA) cosa al giorno: che fosse svuotare la lavastoviglie, togliere le etichette ai body taglia 1 o leggere, riuscivo a fare una sola cosa e poi mi sentivo sopraffatta dalla stanchezza, fine dei giochi. La stanchezza che si prova in gravidanza è inconfondibile: pervade l’organismo e la mente, è assolutamente inutile opporsi! Parola d’ordine: divano.
Sui giorni precedenti e successivi alla nascita di Elisabetta non ho intenzione di stufare ora, si sappia solo che è stato un terremoto, ma di quelli proprio belli.
Quando mi sono resa conto di aver esaurito le persone a cui raccontare con dovizia di particolari parto e annessi, è iniziato un lungo periodo di assestamento (con qualche scossettina) in cui mi sono sentita come la cameriera di un hotel vista tangenziale.
Spiego… per certi aspetti avere un bambino è come accogliere in casa un perfetto sconosciuto, al quale devi servire i pasti a richiesta, rifare il letto, pulire la stanza, fare servizio in camera ad ogni ora della notte… Come una cameriera, tu devi conoscere il cliente alla perfezione per soddisfare ogni sua richiesta, il cliente invece ignora il tuo nome e non è minimamente interessato alle tue esigenze e ai tuoi stati d’animo. Ecco, all’inizio è stato un po’ così.
Non so se esiste un innamoramento immediato al proprio figlio, per me non è successo. Io ho dovuto capire e conoscere quell’esserino che era venuto a vivere in casa mia, quella bimba che occupava tutti gli spazi liberi, pretendeva e chiedeva (nemmeno molto chiaramente) e non lasciava mai la mancia.
Gli argomenti prevalenti in questa casa sono stati per mesi: le coliche: autosuggestione o problema reale? modi per utilizzare il finocchio in ogni piatto di un menù a sei portate, preparazione del minestrone anti-colica perfetto, nesso tra uso del condizionatore e mal di orecchie, sondino sì o sondino no…. Uno spasso! Ma uno spasso sul serio, perché per fortuna anche in alcune situazioni difficili il senso dell’umorismo si è salvato, e a volte aiuta di brutto!
E poi….Fine del periodo di astensione dal lavoro.
Sì, nel senso che dopo i primi tre mesi di ansia/gioia/nervoso/fatica/allegria, il tempo è volato. Quasi sei mesi in un soffio. Non scherzo, davvero è stato così per me. Perché quando la cameriera comincia ad amare alla follia il cliente (e il cliente comincia a lasciare copiose mance) non si sente più come se stesse facendo un lavoro pesante, si sente innamorata persa, si sente felice. E quando si è felici, è cosa nota, il tempo vola.  Io e Elisabetta ci conosciamo meglio, sappiamo cosa piace all’una e all’altra, abbiamo la nostra routine che scandisce le giornate, le nostre abitudini, le nostre frasi magiche, i nostri momenti “no”.  Viviamo in un mondo parallelo: gli altri corrono, lavorano, si svagano, noi due viviamo i nostri giorni insieme, muovendoci su due linee del tempo che scorrono vicine: a volte cozzano e a volte si incastrano perfettamente. Io non ho mai avuto una persona così vicina a me per così tanto tempo, non ho mai guardato un volto così a lungo, non mi sono mai sentita così indispensabile e inutile insieme.
Sarà dura tornare alla vita “reale”, quella fatta di corse-stress-oddio che ore sono-quante cose da fare-che storia è venerdì-devo fare la spesa… perché è indiscutibilmente più interessante e bello (maledettamente bello) guardare una bambina che gioca con le sue mani* .
Ci sono molte donne costrette a tornare al lavoro dopo i primi tre mesi di maternità per motivi economici, perché il 30% di uno stipendio è proprio poco, nel mio caso ci si pagano a stento le bollette,  forse qualcuno non ci paga nemmeno i pannolini. Ci sono donne che un lavoro non ce l’hanno e quindi sono costrette a rimandare la possibilità di fare un figlio, e questo non è un atto di egoismo come a volte ci viene fatto credere, è una distorsione della nostra società . Io sono convinta che una donna non dovrebbe mai scegliere tra lo stipendio, il lavoro e un figlio, credo che un mondo civilizzato dovrebbe avere ben chiare le priorità, e mettere davanti a tutto la vita, non i soldi, creando le condizioni perché i bambini possano stare sereni con le loro mamme il più a lungo possibile. Ma io sono stata immensamente fortunata, e quindi questi discorsi fatti da me non hanno un gran senso.  Però ci penso, e quindi nonostante tutto tornerò al lavoro con responsabilità, sapendo che quello che ora mi sembra un gran peso è invece una fortuna enorme, e non vedo l’ora di spiegarlo a Elisabetta.
Giuppy
*Se vi ho convinte, vi prego di mandare una lettera al mio datore di lavoro chiedendogli di continuare a pagarmi per stare a casa con Elisabetta.  Grazie.