lunedì 10 dicembre 2012

Un sabato di novembre


Un sabato mattina piovoso di novembre, dopo una settimana passata in casa in mezzo ai malanni di vario genere. 
Non so voi, ma quando piove e si fa coppia fissa con una minore molto bella ma sensibile a qualsiasi batterio, è un pò difficile trovare qualcosa da fare. Qualcosa di divertente, intendo. 

Quel sabato mattina mi è venuto in mente che poco distante da casa nostra c'è QUESTA libreria, e ho pensato che avremmo potuto sfidare la sorte e andare a fare un giretto dentro: ho ben presente di questa libreria la quantità e varietà di libri e giochi per bambini e una tolleranza molto alta del disordine che una madre e una bimba possono portare. 

Ricordo che quando io e mio fratello eravamo piccoli, il sabato si andava a fare la spesa in un grande ipermercato e il rito era sempre lo stesso: si entrava tutti insieme, io e mio fratello venivamo abbandonati subito nella corsia dei libri, mamma e papà nel frattempo facevano la spesa e tornavano a recuperarci con il carrello pieno, noi due sazi di letture. Mio fratello si perdeva nel settore storia/fantascienza, io ero più piccola e quindi ancora attirata dalle fiabe; prima di tornare a casa, si faceva tutti merenda con il gelato. I miei genitori non hanno mai fatto nulla di particolare per incentivare il nostro amore per la lettura, se non questo: ci hanno lasciato sempre a disposizione libri e tempo per leggere. Probabilmente non l'avrebbero mai fatto se avessero intuito ciò che è successo 30 anni dopo tra i loro figli, cioè uno scambio intenso e compulsivo di libri afferenti esclusivamente al filone "guerra nella ex-Jugoslavia". Ma questo fa parte dell'imprevedibilità dell'essere genitore!

Tornando al nostro sabato di novembre, siamo entrate nella libreria sotto la pioggia, tra un'attacco di tosse e uno strarnuto, e ne siamo uscite ore dopo con due libri. Ho chiesto a Elisabetta di scegliere qualcosa che le piacesse: ha esaminato, sfogliato, spostato molti libri ma alla fine la sua scelta è caduta su una favola della buonanotte. Ha ignorato le mie insistenze per l'acquisto di una storia dei Barbapapà: sono felice che abbia scelto qualcosa che le piacesse davvero anche se ci sono un pò rimasta male perchè io la storia dei Barbapapà la volevo proprio leggere. 

Quella mattina io ho rinunciato ai Barbapapà per questo libro: 

"Una fiaba per ogni perchè. Spiegare ai bambini perchè succedono le cose"
Elisabetta Maùti, Ed. Erickson

La mia scelta è stata guidata da una vera e propria folgorazione: da alcuni mesi mi chiedevo se qualcuno avesse mai pensato a scrivere una storia che racconti della separazione: non ho fatto grandi ricerche ma sapevo che prima o poi avrei dovuto occuparmi di questo aspetto, ma non solo... 
Questo libro è fatto di storie che spiegano eventi "spinosi": la separazione appunto, ma anche la nascita del fratellino, l'assenza della mamma e del papà per lavoro, il nido, la paura del buio...
I racconti sono essenziali, si prestano benissimo ad essere riempiti di particolari dettati dalla fantasia oppure ad essere "sfrondati" per renderli adatti ai bambini più piccoli, i disegni belli e molto espressivi, le storie sono costruite in maniera molto delicata e poetica senza per nulla scadere nel banale, il nesso tra la storia fantasiosa e la realtà è intuibile e decisamente alla portata di un bambino anche piccolo come Elisabetta. 
Le storie che Elisabetta ha dimostrato di amare subito sono:
"La storia dello sciroppo Tobia" Racconta di uno sciroppo, Tobia, che fa un patto con un bimbo malato e gli permette di guarire, convincendolo a superare il disgusto per il suo sapore. 
"La favola del drago" Questa è la storia di un piccolo drago, Cameo, che sfoga la sua rabbia incontrollabile sputando fiamme che bruciano alberi e giocattoli, isolandosi così dagli amici e ricevendo i rimproveri del papà. Il piccolo drago, grazie all'intervento di un provvidenziale folletto, riuscirà a trovare il modo di gestire la sua rabbia incontrollabile e smettere di averne lui stesso paura. 
Chiaramente, queste due storie fanno riferimento ai due aspetti che Elisabetta si trova più spesso a dover gestire in questo periodo: la malattia, le medicine e la sua rabbia. 


La storia che parla della separazione racconta di un bruco e di una lumaca che, nonostante qualche perplessità iniziale e profonde differenze personali, si sposano, fanno figli (due bruchetti e tre lumachine), vivono felici per un pò di tempo. 


Poi però un giorno il bruco inizia a diventare triste, si isola e, nello sgomento iniziale  dei suoi piccoli, esce dalla casa della mamma lumaca per diventare una farfalla. La strana famigliola non vivrà più unita, ma il papà bruco, ora diventato farfalla, verrà spesso a trovare i suoi piccoli e a portarli con sè per favolosi voli nel cielo. 
Certo la favoletta sorvola alcuni aspetti fondamentali, quali i possibili feroci litigi tra la lumaca e il bruco per il possesso dell'aspiravolvere, o la difficile fase di decisione degli alimenti; non c'è nemmeno traccia di dolore, lutto, disperazione e solitudine, ma probabilmente i bambini non hanno bisogno che tutte queste cose vengano loro esplicitate, mi pare invece che il racconto centri il problema, cioè prova a spiegare perchè il bruco e la lumaca non possono più vivere a casa della lumaca: "Papà abiterà in una casa diversa perchè è cambiato e ha bisogno di spazio per muoversi e volare, ma voi potete chiamarlo e vederlo e lui volerà a prendervi e a giocare con voi". 
Io trovo che il racconto sia un buon tentativo di rendere spiegabile ai bambini qualcosa che spesso è molto difficile da capire anche per gli adulti. 



Elisabetta ama molto questo libro, lo sfoglia con cura, si sofferma sulle immagini, chiede spessissimo del drago e dello sciroppo Tobia, ripete a memoria alcune frasi delle storie che ha imparato a memoria, con mio immenso stupore ma anche con mia grande gioia. 

giuppy