venerdì 11 marzo 2011

Un biglietto.


Il mio amato timbro f.d. l'ho riutilizzato per un biglietto commissionatomi da Federica, per il matrimonio di una nostra collega.
Voleva che si discostasse un po' dagli standard sui matrimoni, e cosi' abbiam fatto.
Un embossing parziale con il folder cuttlebug, e i due cuori messi li' a sigillo di altre due striscioline embossate con lo stesso tema.
Lo si puo' interpretare in mille modi, oppure  puo' non essere minimamente interpretato...

Io che sono un po' "SUONATA"ovviamente ci metto del mio:

Colori?

Il verde per la speranza.
Il rosso per la passione.
Il bianco per la purezza dei sentimenti.

Simbologia?

I due cuori, di due colori differenti come le persone che nella loro diversità si scelgono e decidono di sostenersi a vicenda.
Il fiocchetto .... un'unione...
L'oro... il valore di una scelta tanto importante...

Bene... ora la smetto, probabilmente devo aver aperitivato un po' troppo stasera...
Ciao ciao.
Elena.

mercoledì 9 marzo 2011

Amica


Un foglio pieno delle tue parole, letto tutto d'un fiato fuori da una stazione della metro, a Milano.

Quei viaggi interminabili in treno, tu sempre di corsa e io sempre al tuo fianco.

Un compleanno triste, tu a casa mia, il ciondolo che mi hai regalato.

Io in una stazione a Udine, tu al mare in Sardegna. Lo stesso pensiero, nello stesso momento, in un sms: “Non ti ho mai sentita così vicina, proprio ora”.

Un anno strano, una strana estate, tu che capisci le persone anche senza vederle e mi dici: “No, non mi piace”.

Quella sera in stazione centrale, quella notte a ridere, quella mattina che ancora avevi voglia di stare in giro.

Luglio 2005: gli U2. Entrare a S. Siro e trovarti.
Agosto 2010: gli U2. Andare a Torino e pensarti.

Le cassette piene della mia musica.
Le chiavette piene della tua.

L’ansia ogni volta che parti per un viaggio, anche se non te l’ho mai detto.

La sera del tuo matrimonio, quando hai chiesto: “Andiamo a bere qualcosa da qualche parte?”.

Tu arrabbiata per uno zaino. Io testarda che non cedo, e sto male a vederti arrabbiata. Ma non cedo, e allora tu ti arrabbi...

Lignano: la spiaggia alle sei di sera, scarabeo,  “I don’t go crazy if I don’t go crazy tonight”.

Il 12 dicembre: tra mille volti cercavo solo il tuo, e quando ti ho vista piangere volevo consolarti.

Il 13 maggio in Ospedale, quando è nata Elisabetta: non mi ricordo di nessuno ma ricordo come eri vestita tu.

L’8 dicembre, il tuo viso stanco e felice.

Non sei solo questo, sei molte altre cose che non si possono spiegare, Amica.
giuppy

martedì 8 marzo 2011

Golosità...



La scorsa settimana, in ufficio ho portato un assaggio della mia versione degli amaretti morbidi.
Alice, Federica e Paolo li hanno apprezzati moltissimo e mi hanno chiesto una replica, che non fosse un solo assaggio!
Ho mantenuto la parola.
E' un tipo di dolce al quale anche io non riesco proprio a resistere!
Posto qui la ricettina, che mi è stata chiesta dalle ragazze dell'ufficio e la regalo anche a voi nel caso vogliate provarli.
Un consiglio? Restano morbidissimi per diversi giorni (ammesso che riusciate a conservarli senza mangiarli) e a mio avviso sono ancora più buoni nei giorni successivi alla preparazione.

AMARETTI MORBIDI:


350 GR farina di mandorle (io frullo le mandorle pelate fino a ridurle in polvere)
300 GR zucchero a velo
110 GR di albumi (fondamentale il peso degli albumi per la riuscita)
6 gocce di aroma di mandorla amara
Zucchero a velo x guarnire.

Foderare la teglia con carta da forno e scaldarlo a 160 gradi.

Montare a neve ben ferma gli albumi (il peso si riferisce a circa 3  albumi dipende dalla grandezza delle uova, è fondamentale perchè se si supera, il composto sarà troppo morbido e in cottura perderà totalmente la forma).

Mescolare la farina di mandorle con lo zucchero a velo e le gocce di aroma.
Incorporare delicatamente gli albumi montati fino a che gli ingredienti si saranno amalgamati creando un composto umido.
Aiutandosi con un cucchiaio prelevare del composto (creare delle palline della grandezza di una grossa noce) e passarlo nello zucchero a velo, questa operazione vi aiuterà a renderle meno appiccicose e a creare in superficie l'effetto lievemente zuccherato che vedete in foto.
Adagiare le palline sulla carta da forno distanziate tra loro.

Cuocere per 10 minuti NON devono colorarsi molto!!!

Finchè non saranno freddi avranno una consistenza delicatissima, percio' evitate di volerli staccare subito dalla carta forno.

Elena.

domenica 6 marzo 2011

L'angolo creativo di giuppy






Quando ha compiuto un mese, Elisabetta è stata “spedita” a dormire da sola nella sua stanza, prima in una vecchia culla di vimini e poi nel classico lettino con le sbarre. Noi non siamo per il co-sleeping, l’avrete capito.
Devo ammettere che il lettino con le sbarre non mi è mai piaciuto particolarmente: le sbarre mi hanno sempre dato l’idea di “prigione”, inoltre era impossibile fare a Elisabetta due coccole magari stendendosi vicino al lettino… almeno non senza ritrovarsi con un braccio incastrato! Cerca e cerca, mi sono fatta un’idea dei lettini montessoriani sul sito La casa nella prateria, ho visto qualche foto e deciso come avrei voluto il lettino per Elisabetta.
Ho un marito falegname, e questo mi ha aiutata non poco: gli ho passato un’immagine presa da internet e a cui sono risalita dal sito,  e in pochi giorni ha costruito questo capolavoro:

E’ un  lettino semplice (tanto semplice da essere soprannominato “cassa della legna”), con le ruote per essere spostato, dotato di un’apertura in fondo, in modo che Elisabetta possa, appena raggiunta la posizione eretta, sgusciare fuori con facilità e venire a interrompere il nostro sonno o qualsiasi altra cosa si stia svolgendo nel lettone. E’ anche molto basso, in modo che uscirne non sia pericoloso e permettere anche di stendersi vicino a Elisabetta per farle le coccole. Certo, il tappetone Ikea comprato su gentile suggerimento della ele aiuta! Il colore del lettino è lo stesso dell’armadio nella stanzetta:  un bel rosa tendente al glicine (sì, lo so, è lilla. Ma a me piace di più "rosa tendente al glicine"!!).

Complice sempre il marito falegname, ho fatto  tagliare le lettere che compongono il nome di Elisabetta in MDF e … qui inizia la parte creativa!! Ho carteggiato con pazienza le lettere, nel giro di una settimana avevo finito e non sapevo cosa farmene… quindi ho chiamato la ele, che passo passo mi ha suggerito cosa fare!!!

Ho dato alle lettere una prima mano di base bianca, poi le ho decorate utilizzando i colori acrilici: per le lettere a strisce, ho semplicemente passato i colori alternati utilizzando il nastro carta (e qui le numerose puntate di “Paint your life” viste quando ero incinta mi hanno ispirata). La lettera “L” è stata fatta attaccando degli adesivi a forma di cerchio: ho dato una prima mano di colore, poi ho tolto gli adesivi e ripassato l’interno dei cerchi con un altro colore. La lettera “B” è stata fatta nello stesso modo, ma gli adesivi a forma di cuoricino li ho disegnati e ritagliati io. Siccome sono furba, i cuoricini li ho fatti piccolissimi e ho messo alla prova il mio astigmatismo quando ho deciso di ripassare l’interno con un pennello minuscolo. Per le lettere “E” e “T” ho usato una tecnica che mi ha esaltata non poco: ho dato una prima mano di colore e poi ho fatto i puntini immergendo la punta di legno del pennello nel colore. Ho rifinito poi tutte le lettere con la vernice lucida spray (e mi sono sentita troppo Giuppy Muciaccia!!!!). Con l’aiuto del falegname di casa, ho poi attaccato le lettere al lettino con la colla a caldo. Ah, le lettere le abbiamo attaccate “scomposte” perché le cose lineari ci annoiano. O forse perché attaccarle in linea era troppo difficile???


So che a qualche vera donna creativa sta venendo la pelle d’oca, ma vi assicuro che per me è stata una soddisfazione! Sì, ok, ci ho messo un mese e mezzo a finire tutto ma… avete presente che bello quando potrò raccontare a mia figlia che io e il papà abbiamo fatto il suo lettino?? Ne approfitto per ringraziare la ele:  anche senza di lei non sarebbe stato possibile!!
Uff, dimenticavo... il mio personale contributo alle foto è stato aprire la finestra per far entrare la luce: il resto l'ha fatto il marito. 
giuppy