mercoledì 27 aprile 2011

Un anno fa



Un anno fa avevo una panciona che mi impediva di allacciarmi le scarpe, soffrivo di acidità di stomaco perenne e iniziavo a prendere malox dalla colazione in poi.
Oggi mi allaccio le scarpe da sola, ogni tanto metto i tacchi, la scatola di malox è ancora piena a metà.

Un anno fa il mio hobby preferito era giocare a farmville, compulsivamente.
Oggi gioco con un topo e un ragno di peluche, bottiglie di plastica piene di semini e una pallina da tennis.

Un anno fa la “borsa dell’ospedale” se ne stava aperta da due mesi, riempita e svuotata mille volte.
Oggi  porto, orgogliosamente, una mommy bag.

Un anno fa non avevo ancora capito bene a che altezza me l’avrebbero fatto, quel taglio in pancia. Soprattutto, non so perché, mi preoccupavano le misure e chiedevo a tutti:  “Ma quanto sarà lungo il taglio??”. Nemmeno  fossi una modella di intimissimi…
Oggi quando guardo quel taglio mi pervade il calore delle sensazioni di quella notte, e risento l’odore della sua pelle di neonata. Ogni tanto mi ricordo anche di quando mi hanno tolto i punti, ma questo spero di dimenticarlo…

Un anno fa il suono dei carillon mi metteva tristezza.
Oggi ho un carillon anche in macchina e lo chiamo “la radio di Elisabetta”.

Un anno fa entravo ogni giorno nella stanza di Elisabetta, mi sedevo, sospiravo e pensavo: “Ma io non so se ce la farò…”.
L'ho fatto anche oggi, ancora.

Un anno fa avevo il biglietto degli U2 nel cassetto e mi chiedevo se davvero ce l’avrei fatta ad andare a Torino  a vederli ad agosto,  e soprattutto a tornare senza morire di sensi di colpa.
Oggi ho un ricordo stupendo di  quella notte, di Bono e di Torino.

Un anno fa non riuscivo ad immaginare il volto di Elisabetta, ma avevo paura che fosse brutta.
Oggi mi perdo a guardare il suo profilo controluce: sullo sfondo, il resto del mondo.

Un anno fa i miei cibi preferiti erano il gelato alla panna e le pesche.
Oggi i miei cibi preferiti sono tornati quelli di sempre: il risotto, gli spinaci, l’orata… ogni tanto mangio un omogeneizzato all’albicocca, e non è male.

Un anno fa dormivo male ogni notte, tormentata dallo stomaco, dai pensieri o dalla vescica.
Oggi mi addormento e dormo, punto.

Un anno fa ripetevo il suo nome come una cantilena, e mi chiedevo se vedendola avrei ancora pensato che quel nome fosse adatto a lei.
Oggi le dico “Attenta signorina, perché tu porti il nome di una regina!!”. Se mi fermo ad ascoltarmi non mi riconosco, ma mi piace.

Un anno fa pensavo che non sarei mai più riuscita a rimettere i miei vestiti, e quello mi sembrava un gravissimo problema di portata nazionale.
Oggi, quando uno ad uno li ritrasferisco nella parte di armadio “attiva”, penso che dovrebbe essere proclamata festa nazionale.

Un anno fa mi addormentavo tutti i pomeriggi e mi svegliavo rigenerata.
Oggi Elisabetta si addormenta e si sveglia rigenerata.

Un anno fa avevo sempre caldo.
Oggi ho sempre freddo, come prima di un anno fa.

Un anno fa avevo paura di non riuscire ad amarla, di non essere capace di creare un legame profondo con lei.
Un anno fa avevo tanta paura.

Oggi c’è Elisabetta. Il resto è un ricordo di quella che ero un anno fa, quando l’attesa si faceva ansiosa, quando mi sentivo come se stessi per abbandonare tutto ciò che mi era più caro, e non avevo capito che si sarebbe solo trasformato, lentamente.

Ogni giorno mi chiedo che mamma sono, che mamma sto diventando, dove sto andando.  Cerco in me le tracce di una donna che non sono mai stata, le tracce di me come non avrei mai voluto essere. Cerco nelle altre mamme qualcosa che mi somigli, provo ad imparare da loro come essere, cosa essere, come fare.
Ma il mio nome è sempre giuppy, mi arrabbio sempre per le stesse cose, amo sempre le stesse cose: il gelato alla panna, i miei vestiti, gli U2, il suo e il mio nome.  Più cerco, più le uniche tracce che trovo dentro di me sono quelle di chi mi ha dato la vita e mi ha insegnato ad essere giuppy.
Amo sempre tenere la testa alta, orgogliosa e sfrontata, e abbassarla per piangere, quando è il momento.

E ho sempre tanta paura.

P.S.: scusate la foto, non è proprio tra le mie migliori…  ma rappresenta la stanchezza del primo giorno in ospedale con lei, dopo una notte insonne e faticosa, tante emozioni e un taglio in pancia, lungo, decisamente lungo, che ha malamente stroncato la mia nascente carriera di modella per intimissimi…
giuppy