sabato 19 novembre 2011

Polvere di ceramica!




Come gia' noto, mi son lasciata prendere la mano ANCHE dalla polvere di ceramica....

Praticamente non son contenta di avere solo carta, timbri e inchiostri da riordinare, dovevo aggiungere al mio caos costante anche un po' di polvere di gesso.....

Cosi', son partita con questa nuova avventura e ho iniziato a divertirmi nel ruolo di gessista per caso.

Una volta tanto pero' son riuscita a coniugare una nuova passione con una gia' affermata e cosi', ho pensato di utilizzare questo mio cavallino a dondolo (che mi piace tantissimo) per una card.

Generalmente sono ipercritica con le mie creazioni, ma stavolta son davvero soddisfatta del risultato.
Elena


mercoledì 16 novembre 2011

18 mesi


Il 13 novembre ha segnato i nostri primi 18 mesi insieme, fuori dalla pancia, in questo mondo strano.
Potrei dire molto di te: quando si parla dei traguardi dei bimbi di solito si raccontano tutte le cose che sanno fare. Tu sai giocare con pentolini e cucchiai, sai capire tutto quello che ti dico e reagire alle sgridate con il faccino triste, sai spegnere e accendere la luce, riordinare i tuoi giochi, sai dire il tuo nome: Dedda. 
Che per me è un grande traguardo, perché quando ho deciso di chiamarti Elisabetta mi chiedevo come ti saresti relazionata con il tuo nome, in quale modo avresti provato a dirlo, e Dedda mi sembra bellissimo perché nemmeno con la più fervida fantasia avrei mai potuto immaginarlo.
Dicevo... potrei dilungarmi a raccontare cosa sai fare, ma a me piace cominciare a pensare chi sei, quali aspetti del tuo carattere si stanno rivelando, come vivi nel mondo. Perché è più difficile, ma immensamente più bello.
Sei una bambina che sorride spesso: sorridi quando ti svegli, sorridi quando mi saluti, sorridi quando giochiamo. Raramente sei diffidente e intimidita, se qualcuno passa davanti a te con un gelato in mano fai di tutto per far capire allo (sfortunato) passante che ne vuoi un assaggio. Sei un pochino sfrontata, sì, giusto un pochino. Quanto mi piaci....
Sei una bambina serena, capace di giocare da sola e di addormentarti da sola, reclami con forza le attenzioni ma sai anche giocare vicino a me mentre cucino dopo un'intera giornata fuori casa, senza spazientirti.
Quando cadi, è rarissimo che il tuo pianto superi il minuto, anche quando ti fai davvero male e poi mi tocca vederti per una settimana con un livido enorme sulla guancia o sulla gamba. Tu cadi, piangi un attimo, qualcuno ti consola e poi via. Poche storie, insomma.
A volte ti arrabbi, e allora vai a fare il giro della stanza, predicando nella tua lingua criptica la tua ira, ma tutto questo dura davvero poco.
Spesso mi chiedo come fai a gestire così bene il confine tra la voglia di importi e il rinunciare alla battaglia, se capisci che è persa in partenza. Ci sono delle occasioni in cui ti dico “no” e tu, semplicemente, abbassi la testa e tiri dritto, passi ad altro, senza pianti né capricci, e io resto un pò stupita: vorrei che tu lottassi un po' di più. Vedo anche l'altra faccia della medaglia: sai benissimo che il mio no sarà no fino alla fine del mondo, riconosci che non sei tu quella che stabilisce le regole. Questo mi va benissimo, ma ho come la sensazione che troverai pian piano altre strategie per fregarmi, ben diverse dalle mie che nel “corpo a corpo” strillo e mi incaponisco... ma se si sa come prendermi mi faccio convincere di tutto e del contrario di tutto.
Ecco, so che capirai presto come prendermi.
Sei affettuosa: sai baciare, abbracciare, accarezzare, cerchi il contatto fisico di chi ami, ma con dei limiti: se metto insieme il tempo in cui sono riuscita a tenerti in braccio negli ultimi 6 mesi credo di raggiungere al massimo 1 ora. Non ti piace stare in braccio, tu vuoi scendere per terra e avere il tuo spazio di autonomia: se vuoi attenzioni, mi chiedi di sederti vicino a te, non di prenderti in braccio. Questo tuo modo di stabilire i confini mi ha aiutata parecchio a vivere bene con te, perché io non credo di essere in grado di tenere in braccio una bambina di 13 kg mentre cucino o passo l'aspirapolvere; posso riempirla di baci, carezze, posso giocare con lei per ore, ma in braccio davvero no...
Nelle case che non conosci ti muovi con curiosità ma anche con cautela, tocchi quello che ti viene permesso, fai le faccine simpatiche, giochi con chi ti dedica del tempo. Ami il telefono, guardarmi mentre fingo di telefonare alla nonna o al papà (decidi tu di volta in volta a chi si telefona).
E' strano, in 18 mesi non hai mai rotto nulla, tranne un bicchiere e un piatto. Il bicchiere te l'ho affidato io, troppo fiduciosa: “portalo alla nonna” ma non hai resistito all'istinto di gettarlo a terra. Il piatto l'hai lanciato per vedere che effetto faceva, l'hai sbeccato e anche se è passato un mese me lo mostri spesso e vuoi che ti ripeta tutta la scenetta...
Vuoi metterti le mie collane, le mie scarpe, adori gli stivali, ti accorgi subito se indosso un vestito che non hai mai visto, e insomma ti piace anche Hallo Kitty... Temo di aver avuto un ruolo in quest'ultima questione, non vorrei ti avesse condizionato il fatto che posseggo giusto quelle due o tre cosine di Hallo Kitty....

Sei una bambina brava, o almeno, fai tutto quello che ci si aspetta da una bambina brava. A volte mi chiedo come è iniziato tutto questo, e non posso che tornare indietro con la mente...
Ci sono stati quei cinque mesi strani in cui io parlavo continuamente con due persone che non potevano rispondermi: mio papà, che era morto a dicembre, e tu, che sei stata nella mia pancia fino a maggio. Vi parlavo, vi chiedevo cose diverse, aspettavo le vostre risposte.

Silenzio.

Eravate con me, vicinissimi entrambi, ma io mi sentivo immersa nel silenzio. Non potevo raggiungervi in nessun modo, potevo solo aspettare (nel tuo caso) e rassegnarmi (nel caso di mio papà).
A mio papà chiedevo spesso che tu fossi una bambina tranquilla, che mi permettesse di vivere i primi mesi serena, senza impazzire per la deprivazione di sonno e l'ansia di non sapere fare e non saper essere.
A te, chiedevo di sentire la sua presenza, lì in quella strana dimensione in cui nuotavi.
Credo che mio padre abbia calcato un po' la mano, perché dopo che sei nata per un mese intero hai solo dormito e mangiato; poi, qualche colica giusto per ricordarmi che eri una bimba come tutte le altre, ma per il resto... lunghe dormite e io con le mani in mano indecisa se svegliarti o no per farti mangiare.

E' così che ho capito che mio papà aveva ricominciato a parlarmi.
Adesso hai 18 mesi e stai iniziando a parlare tu.
E io vi ascolto.
giuppy