Volevo chiedere alla mia pediatra la tessera punti: più porto Elisabetta da lei e più punti accumulo. Già che siamo lì a fare la sauna nella sua sala d’aspetto ogni due settimane, perché non unire l’utile al dilettevole con una bella tesserina che dà diritto a qualche utilissimo regalino?? Che so… un sondino di gomma naturale decorato con disegni tribali, una damigiana di fisiologica, una bottiglia di tachipirina formato famiglia, un aspira-naso in carbonio….
Insomma, anche questa settimana abbiamo fatto la nostra gita dalla pediatra con tosse, febbre, naso colante (poi i punti potremmo calibrarli: febbre sopra i 38,5° dà diritto a 2 punti, vomito e dissenteria 4… ok, la pianto.) e la dottoressa mi dice: “Eh signora, quando i bambini vanno al nido è così…” E io: “Ma Elisabetta non va al nido!!” E lei: “Eh signora, la bimba avrà lasciato gli anticorpi nella sua pancia…” Qualcuno me lo deve spiegare, sono perplessa. Come quando una mia amica (priva di prole) mi ha chiesto: “Senti, ma tu mi devi spiegare di ‘sto tappo che si perde prima del parto….ma che tappo è????” Ecco, sono perplessa così. Cosa ci fanno gli anticorpi nella mia pancia? Perché non sono usciti con Elisabetta? Non sarà mica che la pediatra mi ha buttato lì una frase di quelle che si dicono alle mamme ansiose per sedarle almeno fino alla visita successiva??
Questa affermazione della pediatra, comunque, mi ha dato l’occasione per riflettere sull’argomento nido…
Quando è arrivato il momento di decidere se inserire Elisabetta in un nido o affidarla alla nonna, io non ho avuto dubbi: la nonna è stata la mia scelta, ponderata e pensata, la scelta per me più naturale. In realtà con il passare dei mesi molte persone mi hanno chiesto, stupite, le motivazioni di questa scelta, molti hanno cercato di convincermi che non fosse la cosa migliore per me e per mia figlia.
Io ho tenuto duro, perché quando sono sicura di una cosa divento un po’ un carro armato, ma ci ho riflettuto su, e ho sviscerato le motivazioni che mi hanno portata a questa decisione. Vorrei condividerle, perché mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, e cosa avete scelto voi!
Faccio una premessa che ritengo fondamentale: sono convinta che il nido sia un servizio essenziale e importante per la crescita dei bambini, soprattutto se ben organizzato dagli operatori e se vissuto dai genitori non come un parcheggio ma come un luogo educativo.
Detto ciò, devo aggiungere che per motivi connessi al mio lavoro ho visto diversi nidi, micronidi e nidi in famiglia, ne ho letto la programmazione e i progetti. E nessuno tra questi mi ha convinta abbastanza da pensare di mandarci mia figlia. Non perché non fossero ottimi posti, ma perché in nessuno di questi ho visto l’adesione ad una teoria pedagogica precisa, lo sviluppo di un progetto educativo convincente, metodologie coerenti con teorie esplicitate e spiegate, strumenti di verifica… Sì, lo so, sono una precisina saccente e rompina, lo riconosco. “Ciao a tutti, mi chiamo giuppy e da ventisei giorni non tormento più le maestre di mia figlia”. Ecco, sono io.
Eppure, a parte gli scherzi, io guardo anche queste cose: sogno un nido montessoriano dove tutto, dagli arredi, ai giochi, agli strumenti di lavoro delle maestre, siano montessoriani. E non l’ho trovato. Giuppy-nido: 1-0.
C’è un’altra motivazione, molto più profonda e personale, forse anche più difficile da spiegare: sono convinta che in un nido Elisabetta avrebbe molti stimoli, imparerebbe cose nuove e potrebbe sperimentare giochi e relazioni, eppure…. I nonni, da generazioni, hanno un ruolo che non è solo il “parcheggio gratuito” dei nipoti: io sono convinta che i nonni abbiano il compito fondamentale di passare valori, far comprendere le regole e insegnare i modi per raggirarle con il sorriso. I nonni sono capaci di educare al valore del denaro, danno lezioni gratuite di ecologia e di riciclo, spesso anche di cucina, insegnano l’uso creativo degli oggetti… Con amore. Quindi, se devo scegliere tra far passare a Elisabetta una giornata piena di stimoli con persone affettivamente neutre o farle passare una giornata con la nonna a scoprire i mille usi di una tenda, io scelgo la seconda. Perché giocando con la nonna Elisabetta impara ad amare e assorbe valori; attraverso la nonna, Elisabetta impara qualcosa su mio papà, respira l’aria che ho respirato io, entra in contatto con le mie radici. Giuppy-nido: 2-0.
Mi vengono in mente anche molti altri argomenti: la socializzazione, l’educazione alle regole, lo sviluppo della creatività… Io ho riflettuto anche su questi e alla fine segno sempre un punto a favore dei nonni… Perché non sono sicura che una bambina così piccola sia capace di una vera socializzazione, perché credo che le regole che ci portiamo dietro per tutta la vita sono quelle che impariamo in casa, perché per me creatività è anche giocare con le foglie.
Non escludo che prima o poi inserirò Elisabetta in un nido: non lo farò con il muso lungo ma anzi, sono sicura che sarà una bella esperienza per lei e anche per me… è solo che ora posso permettermi di scegliere e quindi anche di trastullarmi a pensare i pro e i contro senza l’ansia di trovare una soluzione.
Mamme, zie, amiche, maestre di nido, nonne….ho la sensazione che avete qualcosa da dire su questo argomento, sono curiosa !!!!
giuppy