Sono mamma da quasi due anni, e posso dire di aver imparato molto: su mia figlia, sul mondo delle taglie dei vestitini, sulle altre mamme, sull'impossibilità di conciliare i tempi di vita, sul dosaggio della tachipirina...
Non si nasce mamme, e l'assenza di una vera cultura intorno a questo argomento non aiuta le neo-mamme ad affrontare le difficoltà, i dubbi, le fasi di questa esperienza; ci si sente spesso come spugne pronte ad accogliere qualsiasi suggerimento e ad adottare con fiducia ogni esperienza vissuta da altre. "La volta in cui decidi di fare di testa tua finisce di sicuro che fai qualche casino": io me lo sono ripetuta spesso. Ho imparato nel giro di due anni che è assolutamente necessario aprire le orecchie, ma nel senso letterale del termine: aprirle bene per fare in modo che alcuni contenuti passino direttamente da un orecchio all'altro, verso l'uscita. Senza lasciare strascichi e danni. Ho raccolto qui, a mio e vostro monito futuro, alcune simpatiche esperienze accadute alla sottoscritta.
Di solito a casa si svegliano
Quando Elisabetta è nata, il primo gesto sensato che ha fatto è stato sbadigliare. Siamo state in ospedale insieme tre giorni e tre notti, e lei ha sempre dormito. Sempre significa SEMPRE, anche di notte mentre gli altri bambini urlavano e piangevano. Intorno al secondo giorno ho iniziato a pormi il problema che qualcosa non funzionasse. Decido di confidare i miei dubbi a una simpatica e disponibile infermiera e le chiedo se sia normale tutto ciò: lei, con una faccia ironica, l'aria navigata e un tono di voce che non dimenticherò mai, disse: "Di solito a casa si svegliano". Il viso, il tono e il sorriso aggiungevano: "Povera illusa".
Elisabetta durante il primo mese di vita ha solo dormito e mangiato. Si svegliava quando lo decidevano il suo stomaco o la sua mamma (indispettita da sonnellini e conseguente inattività di anche 6/7 ore). Ci credete che io per un mese ho aspettato, con un'ansia che non si può immaginare, che prima o poi Elisabetta "si svegliasse" e cominciasse a farmi disperare giorno e notte? Ogni giorno pensavo: vedrai giuppy, oggi comincerà a sballare tutti i ritmi e smetterà di dormire, come ha detto quella simpatica e espertissima infermiera.
Poi allo scoccare del mese ho capito come andava chiamata veramente la simpatica infermiera. Perchè Elisabetta non si è mai "svegliata", ha sempre dormito molto e tuttora è una bambina con dei ritmi sonno/veglia precisi, nei quali il sonno ricopre una parte importante in termini di ore. Bene, la simpatica infermiera avrebbe potuto semplicemente dirmi "Ci sono bambini che dormono molto. Può essere che prosegua così, ma anche no", magari con un tono di voce diverso da quello che ha usato. Perchè quando si ha appena dato alla luce un bambino l'ironia non fa ridere nessuno.
Dì ciao ciao al tuo punto vita
Vi giuro di averlo letto su una rivista: questa frase mi si è stampata in testa.
Vi giuro anche di aver buttato via moltissimi vestiti mentre ero incinta, convintissima che non avrei mai potuto rimetterli, sicura della verità dell'affermazione letta su una importante rivista mamma/bambino, confermata da innumerevoli esperienze.
E' passato del tempo prima che potessi rimettermi i miei vestiti, ma non ho detto ciao ciao a un bel niente, tranne che....
L'allattamento tonifica il seno
Non voglio nemmeno provare a confutare questa affermazione, direi che è autoevidente a chiunque abbia allattato.
Ovunque la porterai, qualsiasi cosa farai con lei, il colpo d'aria sarà lì ad aspettare con la scure in mano, pronto a colpire tua figlia.
Elisabetta è malata da novembre, in forme e modi diversi, certo: due settimane di bronchite e subito dopo due di virus intestinale non sono la stessa cosa. Ma è sempre merito del colpo d'aria che non ha colpito nessuno tranne lei. Magari era sudata, magari le si è spostato il cappellino o la maglia, e il colpo d'aria ha fatto il resto. Ho imparato a non credere più a questo importante pilastro della pediatria spicciola. Le malattie capitano, vanno e vengono, in alcuni periodi più funeste e in altri meno, non ha nessun senso cercare il colpevole, a maggior ragione pensare di poter proteggere Elisabetta dall'aria che respira.
Vedrai che voglia ti verrà di fare il secondo!
Come ho già scritto da qualche parte su questo blog, ho sempre desiderato avere una figlia e ho sempre pensato che si sarebbe chiamata Elisabetta. Averla qui è un dono enorme, inimmaginabile, che ispira in me sentimenti mai provati. Che mi bastano. Non appartengo alla categoria "Non ho voglia di ripetere le fasi già vissute", semplicemente da quando è nata lei non si è ancora aperto lo spazio nel mio cuore e nella mia testa per un altro bambino. So che questa affermazione potrebbe scatenare rivolgimenti di massa, ma io credo che ognuna di noi, come donna e come madre, sia diversa. Ho il massimo rispetto per le donne che decidono di non fare figli, come per quelle che decidono di averne molti più di uno. Io non appartengo a nessuna delle due categorie e mi ritengo immensamente fortunata per quello che la vita mi ha regalato finora.
La nascita di Elisabetta lenirà il dolore
Elisabetta è nata cinque mesi dopo la morte di mio padre, e quella frase me la sono sentita ripetere molte volte durante quei mesi, come anche: "Beh dai, con Elisabetta l'assenza si farà sentire di meno". Beh dai un cazzo: questa era la risposta che mi si è sempre fermata in gola. Non vado oltre, ci siamo capiti.
Tutte, ne sono sicura, abbiamo in mente una frase simile a queste, che ci siamo sentite dire e ci è rimasta dentro per mesi per essere poi confutata, a volte con sorpresa, semplicemente vivendo. Quella che mi si è più appiccicata addosso è "Dopo un figlio nulla sarà più uguale".
Come direbbe la ele: CALMA!
Molte cose sono rimaste identiche a prima, molti desideri, molti modi di vivere la vita. La maternità non ha cancellato quella che ero, ha di certo amplificato alcune sensazioni, preoccupazioni e priorità, ma non ha modificato le mie aspirazioni, i miei progetti e i miei valori.
E, in un certo senso, mi ha solo reso più femminile.
Non amo dare consigli non richiesti, ma questo è quello che mi è servito di più con la mia bambina: quando hai un dubbio e tante persone ti dicono cose diverse, stai in silenzio e guardati dentro. Se proprio la risposta non arriva, chiama un'amica: dopo andrà comunque meglio.
giuppy