sabato 16 giugno 2012

Forse inizia l'estate...


La compagna di blog è assente per ferie, ma il suo ritorno è previsto per il fine settimana: la aspettiamo tutti con ansia, soprattutto per il resoconto fotografico che ci regalerà... Nel frattempo dovete accontentarvi delle mie foto un pò assurde.

Elisabetta ed io ci prepariamo a vivere la nostra estate immerse nei surreali dialoghi che intavoliamo continuamente... Adoro quella bambina, non cè bisogno di dirlo. Parla e gesticola come me, nel senso che non smette un attimo. E' come se tra il suo cervello e la bocca non ci fosse un filtro: dice tutto quello pensa, descrive tutto quello che vede, coinvolge i presenti nelle sue espressioni di gioia. Molto bella, molto simpatica, molto impegnativa. 

Ieri avrei dovuto prenderla io al nido, alle 13, ma sono stata molto occupata al lavoro e mi sono ricordata di avere una figlia solo alle 12.55, orario in cui mia mamma, in assenza di indicazioni dalla titolare della potestà genitoriale, si era già incamminata per recuperare la minore. Le ho incontrate mentre arrivavo a casa: ho abbassato il finestrino e credo che sul mio volto si leggesse il dispiacere di non essere arrivata prima, insieme a fretta, gioia, apprensione. Mia figlia mi ha guardata accigliata e mi ha detto, con tono di rimprovero: NON VA BENE QUETTO CAPPELLINO, E' TOPPO PICCOLO! COMPRARNE ATTO! Ok, ciao Elisabetta-che vai subito al punto. Mi ricorda qualcuno.... 

Mi ricorda molte cose di me: questo suo bisogno di raccontare e raccontarsi, di dare indicazioni agli altri bimbi con il ditino alzato, la sua impellente necessità di sapere cosa succederà "dopo" e di avere chiara l'organizzazione di ogni cosa che affronta. Non amiamo gli imprevisti, noi due, ma in qualche modo li affrontiamo e ce la caviamo sempre. 

La foto  l'ho scattata stamattina, nel parco del nuovo Ospedale di Bergamo, un parco che a noi piace moltissimo: è immenso, verdissimo, con lo spazio per i giochi dei piccoli, un parchetto per i cani, un laghetto con la fontana, i pesci e le tartarughe. In una commistione di giovani, famiglie, anziani, cani e farfalle bianche, è facile parlare con tutti e fare lunghe passeggiate senza tenersi per mano, come piace a lei. 

giuppy

domenica 10 giugno 2012

I spend my whole time running...


E' raro vedermi triste. 
Di solito, oscillo tra l'essere molto incazzata o molto contenta. In entrambi i casi tendo a parlare parecchio e ad esprimere quello che sento, a rendere il mondo intero partecipe dei motivi della mia felicità o dei miei malumori. 
Quando sono triste, chiudo la porta a tutti, mi ritiro in uno spazio mentale che non è nè bello nè brutto, solo ovattato. Ha una colonna sonora questo spazio, colori e musica, poster alle pareti. Ma non ne parlo con nessuno: non rispondo alle domande dirette, tergiverso, evito, mi sposto. La tristezza è una questione intima per me, non si risolve parlando, deve decantare. 

Alcuni fatti grandi e altri infinitamente piccoli si sono accatastati nella mia mente, spingendomi in quello spazio. A volte le persone possono farti del male senza minimamente sospettare che il loro gesto, piccolo e innocuo, sta affondando dentro di te come una lama sottile. Non c'è modo di evitarlo, non è colpa di nessuno. 

Vorrei essere più presente, scrivere di Elisabetta, scrivere di me, ma in questi giorni no. Proprio no. 

Stasera ho scattato questa foto. La mano di mio fratello appoggiata sulla schiena di Elisabetta in qualcosa che non è completamente un abbraccio, non è una presa, non è solo un sostegno, è quasi una carezza... Non so davvero cosa sia, ma mi è sembrato di una tenerezza incredibile. 

Tenerezza, questo è quello che mi manca. Arriverà, con tutto il resto. 

giuppy