venerdì 15 luglio 2011

La fobia del pomodoro



Ispirata da questo bellissimo post di suster, mi sono ritrovata a pensare al rapporto con il cibo e lo svezzamento. E vorrei iniziare proprio da qui: la mia fobia del pomodoro.

Nell’estate del 2007 ha avuto l’orticaria, una delle cose più terribili che mi siano mai capitate (insieme all’otite purulenta). Tralasciando i particolari della patologia, ricordo che il dermatologo mi disse che la causa dell’orticaria non era individuabile con esattezza, che molto probabilmente era dovuta ad un grande stress ma poteva essere stata scatenata anche dal contatto con alcuni alimenti, tra cui il pomodoro,  e quindi avrei dovuto evitarli per un po’.

Ora, io non so voi, ma se qualcuno a me proibisce di mangiare o di fare una certa cosa, io immediatamente vado in fissa: LA VOGLIO. Così, quando mi sono rotta il piede ed era gennaio io volevo uscire a passeggiare,prima di fare l’esame della toxo volevo mangiare solo salumi, quando allattavo bramavo fragole e ciliegie, e anche quando ho avuto l’orticaria volevo solo le cose proibite: peperoni, cioccolato, crostacei… Ma soprattutto i pomodori. 
Era il primo anno che coltivavo l’orto di cui vi ho parlato qui: mi erano cresciuti dei pomodori bellissimi e la sola idea di non poterli assaggiare mi faceva impazzire! Quindi li mangiavo lo stesso, l’orticaria mi faceva stare malissimo, tutti mi sgridavano, io mi sentivo in colpa e l’orticaria aumentava.

Sono quasi sicura che né il pomodoro né altri alimenti avessero avuto davvero un ruolo nella mia orticaria, eppure a me la fobia del pomodoro è un po’ rimasta.
Così, quando il pediatra mi ha consegnato il prezioso foglio “Dieta per lattante di 9-12 mesi” e tra gli alimenti della voce “Cena” ho letto “30 gr di verdure passate-anche legumi: fagioli, piselli, ceci, lenticchie, … non il pomodoro” non mi sono fatta troppe domande e ho interiorizzato “NON IL POMODORO”. Punto.
Che poi, scusate, ma “puntini puntini NON IL POMODORO” : non vi sembra che quei puntini puntini rendano l’imperativo ancora più convincente? A me sì, e mi sono convinta che finchè la pediatra non mi avesse dato l’autorizzazione, Elisabetta non avrebbe assaggiato fragole, kiwi, agrumi, ciliegia e soprattutto NON IL POMODORO.

Poi, siccome sembro cretina ma sulle cose ci rifletto, mi sono chiesta: ok, la pediatra l’ha vista a 9 mesi e mi ha dato la dieta 9-12 mesi. Ma il prossimo controllo me l’ha fissato ad agosto, cioè a 15 mesi. E nel frattempo? Cosa succede nel periodo 12-15 mesi? E il pomodoro???
Ma, soprattutto: perché NO? Cosa succede se Elisabetta mangia il pomodoro? Devono farle la lavanda gastrica, pulirle il sangue, farle un’iniezione di valium, diventerà brutta, si coprirà di bubboni, COSA?
Qualcuno mi ha detto: “Eh, sai, per le allergie..”. Ok. Ma in che senso? Nel senso che quando un bambino è piccolo può diventare allergico ad un alimento a cui è stato esposto? Oppure mangiando quell’alimento si scopre la sua allergia, che era  già geneticamente dentro di lui e aspettava solo di essere smascherata? Io davvero non lo so, ma me lo devo far spiegare e quindi se qualcuno lo sa me lo dica prima che io vada dalla pediatra il 5 di agosto e la inondi di domande!!

Una sera di maggio abbiamo cenato con una coppia di amici e il loro bellissimo bimbo che ha quasi sei mesi in più di Elisabetta; hanno mangiato vicini: Elisabetta la sua pastina in brodo, lui la pasta al pomodoro. Complice l’altra mamma (più sveglia di me, senza dubbio),  Elisabetta ha semplicemente messo la mano nel piatto dell’altro bimbo e ha mangiato la pasta al pomodoro. TUTTA la pasta al pomodoro che il bimbo non voleva più.  A Elisabetta non è successo nulla, io invece ho cominciato a capire che forse dovevo abbandonare qualche rigidità e cominciare a vedere il cibo per quello che significa davvero: convivialità, sapori, consistenze, piacere, sperimentazione.
Certo, capirlo dopo un anno forse è un po’ tardi… Ma è così, Elisabetta potrà raccontare di aver cominciato a dormire da sola nella sua stanza a un mese e di aver assaggiato il pomodoro a un anno. Ogni tanto ho la sensazione che si spinga verso le altre mamme con il chiarissimo intento di cambiare famiglia, ma sono decisa ad impedirglielo almeno fino ai canonici 18 anni!!!

Quando andiamo a mangiare il gelato, ormai chiediamo sempre un cono vuoto per lei e le facciamo un “mini gelato” attingendo ai gusti dei coni che abbiamo preso noi. Mi sembra una bella metafora dell’alimentazione… Perché, in fondo, i sapori che Elisabetta assaggia oggi, quelli che ha assaggiato nella mia pancia e anche qualcosa di genetico che riguarda me e mio marito, stanno gradualmente formando i suoi gusti, l’idea di gradevole e sgradevole e quell’amore per la cucina della sua mamma che avrà sempre nel cuore. Credo proprio che ricorderà il sapore della mia carbonara, non del mio brodo di verdure… Così come io, se appena mi sforzo, sento il sapore del risotto alle zucchine di mia mamma, del riso al latte che mio papà preparava una volta all’anno e del riso all’ortica di mia nonna (a casa mia amiamo il riso). E così come, a furia di sentirmelo raccontare, riesco a vedere la mia mamma che nelle caldi notti del luglio del 1977 mangia salame e beve vino per sedare le sue voglie, incinta di me.

Credo che qualcosa vada ripensato nel concetto di svezzamento, credo che vada ripulito da tutti gli schemi, le prescrizioni, da tutte le paure, dalla noia di un brodo di verdure insipido che io non riuscirei a mangiare nemmeno con la febbre. Quei maledetti schemini della pediatra mi hanno portata fuori strada, perché non c’è nulla di meglio per una madre che si sente inesperta di uno schemino dove si elenca con chiarezza “SI’-NO-SI FA COSI’-NON IL POMODORO”. Poi scopri per caso che in Friuli il sale nella pappa è ammesso, con moderazione, ma è ammesso: provi a lanciarne un pizzico nella brodaglia e ti accorgi che Elisabetta mangia più volentieri. E poi scopri anche  che gli alimenti permessi e proibiti cambiano di pediatra in pediatra, che le indicazioni, i tempi e gli schemini non sono uguali per tutti. Quindi nulla mi toglie dalla testa che qualcosa non quadra, che forse anche la medicina procede un po’ a tentoni e non ha certezze così incrollabili.
Praticamente come me: procedo a tentoni e non ho certezze, ma siccome io sono solo la mamma non posso sperimentare, provare e azzardare. Sì, mi sono convinta, anche se in ritarso, che qualcosa deve essere ripensato, o forse che noi mamme dobbiamo ripensare allo svezzamento partendo dai nostri ricordi, dai sapori e dai colori del cibo, dal nostro istinto e dai nostri bambini, non dagli schemini.

Come potete ammirare dalla fotografia, con uno sforzo per me sovrumano assecondo il lato wild di Elisabetta e la lascio mangiare con le mani direttamente dal ripiano del seggiolone. Per piatti e posate c’è ancora tempo.
giuppy

martedì 12 luglio 2011

Happy birthday...



Tempo di compleanni!!!

Questo biglietto me l'ha richiesto Alice per una ragazza carinissima e dolcissima, che ho avuto il piacere recentemente di conoscere anche io!
Devo dire che mi facilita sapere a chi son destinate le cards, per una questione di gusti e abbinamenti.
Per Grazia non ho avuto esitazioni....
Una farfalla elegantissima estrapolata dai templates Stampingdani, che si posa su un pentagramma e due stricioline embossate di cartoncino, legate tra loro con lo spago.
A me sembra l'ideale per una ragazza raffinata che ama la natura, e che non appena la si incontra emana delicatezza ed eleganza.....

Elena