lunedì 18 aprile 2011

Profumo di terra


In casa mia ho sempre sentito parlare di un passato contadino, ma non proprio secondo i canoni poetici che si immaginano quando si pensa a questo mondo: le famiglie dei miei genitori coltivavano la terra che apparteneva ad altre persone, abitavano cascine diroccate insieme ai loro animali, per Natale ricevevano in regalo sei mandarini… insomma, erano poveri, e l’essere contadini per loro non aveva nulla a che fare con la poesia del contatto con la natura.
La vera svolta della loro generazione è arrivata negli anni ’60: l’assunzione in una fabbrica per mio padre ha determinato l’accesso ad uno stile di vita nuovo e l’inclusione in un sistema di garanzie e diritti. La fabbrica dava a mio padre uno stipendio, gratificazioni, certezze, e gli faceva respirare anche un sacco di amianto, ma questa è un’altra storia.

Malgrado i miei genitori non fossero più tenuti ad abitare in luoghi poveri e lontani da tutto e potessero acquistare ogni cosa al supermercato, hanno sempre mantenuto il legame con le loro radici riservando una grossa fetta del nostro giardino ad un orto e ad un pollaio. Senza che nessuno me lo insegnasse, io ho imparato come si uccide una gallina (e anche un coniglio. Ormai l’ho detto, Mara lo so che mi odi), come si piantano i pomodori, come si bagnano le piantine, come si concima e come si semina.
Nel 2007 mi sono sposata e sono arrivata in questa casa, dove ho scoperto che avrei potuto usare un piccolo pezzo di terra come orto. Mio padre si era appena ammalato, ma quando gli ho proposto di aiutarmi a coltivare l’orto è stato felicissimo.

Quando le persone si ammalano come si è ammalato mio padre, spesso perdono interesse per le cose di ogni giorno, perché i loro pensieri sono orientati verso un orizzonte a tratti grigio e a tratti pieno di luce, che risucchia tutte le loro energie. Come puoi pensare alle cose del mondo quando il tuo stare nel mondo è messo in discussione?  Eppure, io e mio padre parlavamo moltissimo dei miei pomodori, del tipo di insalata da piantare, del concime giusto per il tipo di terra, di come tagliare il sedano e conservare il prezzemolo per l’inverno.

Per 3 anni, il rituale è stato questo: si parte un sabato pomeriggio per comprare le piantine; dentro il negozio, sempre lo stesso, inizia  la contrattazione: “Papà, quest’anno voglio piantare i meloni!” e lui: “No, prendi il sedano” . “Papà, prendiamo i peperoncini calabresi??” e lui: “No, prendi un altro basilico che due sono pochi”. “Uh papà guarda che bella questa piantina!!” e lui: “No”. Per tre anni ho tentato di convincerlo a piantarmi l’anguria, ma non ci sono mai riuscita.
Il giorno stesso iniziava la fase che io ho sempre amato di più: pulire la terra dalle radici, dai sassi e dalle foglie,  vangarla smuovendola dal profondo, spezzare le zolle. Mio papà faceva il lavoro più pesante, io dietro di lui a raccogliere sassi e a spezzare le zolle con le mani… perché io amo l’odore della terra, amo il suo colore quando è bagnata e viva, adoro vedere i lombrichi svegliati dal loro sonno, mi piace sporcarmi di terra.
Quando l’orto era finalmente pulito e livellato, piantavamo e seminavamo, mettevamo i tutori a pomodori e peperoncini (perché alla fine almeno sui peperoncini la spuntavo) e poi trascorrevamo minuti interminabili a rimirare il nostro lavoro ben fatto e a fare ipotesi sulla quantità di pomodori che avrei raccolto.

E poi aspettavamo.

E aspettando che i pomodori crescessero mio padre mi prometteva, senza dirmelo, che sarebbe stato lì per vederli.
Parlarmi delle piante che avremmo seminato la primavera successiva era la sua promessa che sarebbe stato lì a farlo con me.

Quel piccolo pezzetto di terra per me significa tutto questo.
La salvia e il rosmarino che ha piantato lui, il mirtillo che ho comprato anche se lui non era molto d’accordo,  la rucola piantata insieme che continua a crescere ogni anno. Lui che mi prende in giro perché “Ma dove vorrai andare con questo metro di terra scarso!”. Lui che prima di entrare in casa va a dare un’occhiata all’orto, stacca rametti e sistema foglie, per me. Lui affaticato e sofferente piegato sul mio orto.

Quest’anno sono tornata nello stesso negozio, ho visto le piantine di anguria e, come sempre, ho resistito e non le ho comprate…  Il mio orto è ancora bellissimo, grazie  a due aiutanti speciali: il fratello di mio papà e Elisabetta; il fratello di mio papà ha ereditato il lavoro pesante e “messo in bolla” i pomodori, mentre Elisabetta giocava, beveva tisane e mangiucchiava fazzoletti di carta sporchi di terra.

Io ho spezzato ancora le zolle con le mani annusando nell’aria il profumo di mio padre, il profumo delle mie radici che vengono sempre dallo stesso magico elemento: la  terra.
La terra di mio padre,mia e di Elisabetta, anche se insieme noi tre non siamo mai stati, su questa terra.
giuppy

13 commenti:

  1. Che bella la tua storia..... anch'io ho avuto un papà che ci ha insegnato a fare tante cose. Tu adesso però hai l'orto che hai creato insieme a lui..... mi sembra una cosa bellissima- E la tua Elisabetta che si sporca di terra... farà sorridere anche lui, sono sicura.

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  2. Contrariamente alla mia compagna di blog, io non ho un grande rapporto con le piantine e la terra...
    Anzi... ho un giardino enorme che ogni settimana con la bella stagione, richiede un po' TROPPA manutenzione.
    Finchè mio papà si preoccupava di curarlo, nemmeno sapevo cosa significasse dedicargli tempo e fatica... Da quando purtroppo papa' non c'è piu', l'incombenza è ricaduta automaticamente su di me e mi risulta piu' stressante che un'ora di panni da stirare!!
    Pero' giuppy è talmente poetica che, non dico mi abbia convinto a farmi un orticello, ma quanto meno a comprare una piantina di timo, da aggiungere alle altre di erbe aromatiche che gia' ho!!!
    E' già un successone per chi il pollice verde proprio non l'ha mai avuto!!!
    ELE

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  3. cara Giuppy... il vostro filo conduttore è la terra... il nostro i viaggi. E come ti capisco... anche se nn posso capire fino in fondo il dolore che traspare tra le righe. Però mi hai fatto venire un groppo alla gola che nn mi molla. E ti abbraccio.
    p.s.
    anch'io so cosa vuol dire "spellare un coniglio" (tenevo le gambe da piccola)... so dei natali a mandarini e cavallucci, so del fattore e della cavalla Nella... ma la terra sia per me che per mio padre è stata sempre un po' troppo bassa :) Quindi tanto di cappello.

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  4. Giuppy...Mi hai commosso...un abbraccio

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  5. Giuppy, non ci sono parole da aggiungere, hai detto tutto tu...

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  6. Mi hai ricordato l'ultimo periodo con mio papà, la sua malattia, il suo esserci comunque. Noi avevamo l'arte come punto di unione. E' stato lui a insegnarmi l'amore per la scultura e la pittura.
    Quando ero piccola ci mettevamo in cortile con il cavalletto e stavamo lì a dipingere con gli acquerelli. Quando non è stato più in grado di muoversi sfogliavamo libri.
    Diego ha ereditato i nostri "attrezzi", aspetto sia abbastanza grande per provare insieme e raccontargli un pezzo di nonno.
    Ti abbraccio forte

    p.s. come va? meglio?

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  7. Mi riporti indietro con la memoria e mi sembra di rivedere anche io la sagoma di mio padre che si staglia nel tramonto in giardino mentre fa visita ai suoi alberi. La mimosa. Il melograno. Il platano. I pini... Purtroppo io questo contatto intimo con la natura non l'ho ereditato da lui. Le mie piante grasse in terrazza vegetano per puro spirito di sopravvivenza, seguendo la legge del si salvi chi può, in maniera assolutamente autonoma dalle mie cure. eppure non riesco a immaginare la mia vita senza verde, perchè un poco è come un tentare di rendere omaggio alle sue passioni. e mi ritrovo anche io sulle orme di lui. Grazie per questa tua condivisione che mi fa venir voglia di fermarmi a ricordare, per quanto ancorra ciò mi faccia male...

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  8. Che bel racconto, anche in questo caso mi sono immedesimata un pochino...anche mia nonna ha sempre coltivato la campagna (fino a 90 anni), anche mio papà ma come hobby, tornava a casa dal lavoro e stava in campagna fino a sera inoltrata, anche io son cresciuta con conigli appesi e galline svolazzanti...ora che sono sposata e sono via di casa, uno tra i pochi veri dialoghi che ho con mio papà è a proposito dell'orto e delle verdure, chiedo consigli su cosa fare nel mio orticello (perchè io ho zero pollice verde ma molta voglia di veder crescere le piantine), è stato lui a vangarlo per la prima volta (e che fatica, tutta argilla e sassi) ed è lui che mi consiglia su che piante e fiori mettere, e mi regala sempre radici e tuberi dl suo orto/giardino..quando mi parla di queste cose, posso vedere la passione nel suo sguardo, è uno dei pochi argomenti che gli stanno ancora a cuore :) e possiamo condividerli.

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  9. L'orto è un cosa che accomuna tanta gente.
    Quello dei miei nonni ad esempio, che storia!
    Mio nonno ha piantata qualche albero da frutta quando era molto anziano, nessunoa avrebbe mai scommesso che sarebbe riuscito a gustarne i frutti perchè si sa che ci vuole qualche anno prima che ne diano. Naturalmente in barba a tutti ha mangiato pesche ciliegie e prugne!
    Questo tuo scritto è molto bello Giuppy, davvero. Un forte abbraccio

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  10. ...ti ho scoperta, così, per caso...e leggendo questo bellissimo post, mi sono commossa!
    Che bellissime emozioni riesci a creare con le tue parole! Grazie!
    E' meraviglioso il tuo legame con la terra. Anche io lo sento dentro, fa parte di me, l'ho ricevuto dai miei nonni e presto potrò riscoprire, di nuovo queste emozioni sulla mia pelle.

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  11. ..... non ti nascondo che le lacrime scendono da sole.... spinte dalle tue parole a tratti poetiche e dalla nostalgia per un papà che vorrei ancora vicino.
    Grazie.... e anche no, per quello che mi hai fatto muovere dentro e che avevo messo da parte per evitare di soffrire.
    Un abbraccio e una buona Pasqua.
    Giò

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  12. grazie a tutte per aver capito e aver condiviso con me, ancora, un pezzo di voi...
    A volte quando scrivo questi post mi chiedo "ma a chi può interessare del mio dolore, della morte??"
    Ma a me fa bene scrivere di questo, mi aiuta a dare un nome ai miei sentimenti e una cornice al dolore che vuole prendersi tutto il bello della mia vita.
    Grazie.

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  13. giuppy ..è bellissimo quello che hai scritto.anche mio padre mi ha aiutato nel terrazzo e so che ha "qualcosa" di 8 mmm nel polmone. lui non vuole sapere..forse è meglio così... è anziano ed amava la vita prima che una specie di "lutto" colpisse me e la mia famiglia. ti capisco, anche se non ho provato a perdere un padre. Hai avuto occasione di stargli vicino prima che morisse, purtroppo a tanti non è permesso.Ricordati che il tempo è galantuomo anche se non potremo mai dimenticare le nostre "radici", soprattutto quando queste sono state sane. Hai una ragione per andare avanti, hai la piccola che si aspeta da te attenzioni ed amore. è il tuo futuro e tu sei per lei radice....in bocca al lupo-

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