Sapevo che avrei avuto una bambina, molto prima di quel test di gravidanza di quasi due anni fa.
Sapevo che avrei avuto una bambina e che si sarebbe chiamata Elisabetta, sapevo che sarebbe stata una bimba con le ginocchia perennemente sbucciate, come me da piccola. Sapevo che avrebbe giocato all’aperto e che avrebbe scavato a mani nude nella terra (non sapevo che l’avrebbe mangiata, questo no). Ricordo benissimo un’estate in cui io e mio fratello sezionavamo lombrichi, li osservavamo al microscopio e li congelavamo nel surgelatore di casa: non siamo mai stati sgridati, al massimo mia mamma si assicurava che i lombrichi venissero inseriti nelle scatolette rotonde dei formaggini prima di essere ibernati a fianco del minestrone. Ricordo che ogni pianta e ogni cespuglio del giardino potevano diventare lo scenario fantastico di un altrettanto immaginario villaggio dei miei puffi, ricordo tante estati passate a piedi nudi e almeno due sere all’anno al pronto soccorso per farmi togliere le schegge di vetro che immancabilmente i miei piedi intercettavano.
Sapevo che Elisabetta sarebbe stata come me, e che per questo non l’avrei mai sgridata per un vestito strappato, una manina sporca di terra, un lumacone maldestramente raccolto dopo la pioggia. Sapevo che non sarei stata ossessionata dalla pulizia estrema, dalla preoccupazione che un vestito possa sporcarsi o che un piedino possa ferirsi. Lo dice una che è capace di andare al lavoro con una maglia indossata al contrario e accorgersi solo verso le 17 che un’etichetta ondeggia allegra sul fianco.
C’è un “ma”, lo sapete già.
Io non sopporto vedere Elisabetta sporcarsi. Voglio che lei si senta libera di farlo, ma quando lo fa io mi sento male.
Credo che questa strana sensazione abbia avuto origine nei primi giorni con lei: non sentivo quell’onda trascinante di amore nei suoi confronti, mi sentivo inadeguata e incapace di fare la mamma, spaventata da ogni suo versetto e tutte quelle sensazioni mi facevano paura. Ad un certo punto mi sono detta che forse non era così importante calarmi nel ruolo di mamma affettuosa che avevo in mente, che forse dovevo iniziare da qualche compito più semplice: nutrirla e tenerla pulita. Del resto, in quei primi giorni sembrava che lei non desiderasse altro. Ho concentrato le mie energie per un po’ su quei due compiti, in maniera precisa e puntuale e ho cominciato a ripetermi “giuppy, tu sei una brava mamma perché Elisabetta mangia ed è pulita: andrà tutto bene”. E in effetti il resto è venuto da sé, dai bisogni primari a quelli più complessi il passo è stato naturale, ogni cosa ha preso la giusta strada.
Credo però che mi sia rimasta in testa l’equazione brava mamma=bimba pulita: si è depositata in me e lavora dietro le quinte. Per esempio, dietro le quinte di un sabato a casa della mia amica Angela, che non è una mamma ma è una grande Donna, e proprio per questo mi ha insegnato qualcosa sul mio modo di essere mamma.
A casa di Angela Elisabetta ha visto per la prima volta un ventilatore a pale in funzione, si è buttata dall’unico scalino presente sbattendo la guancia (non il ginocchio-non la testa-la guancia!!!) e ha assaggiato il gelato alla panna con i frutti di bosco caldi. “Assaggiato” significa che, posizionata la ciotola ben lontana da Elisabetta e dotata la bimba di bavaglino impermeabile, le porgevo qualche misurato cucchiaino di gelato. Angela ha resistito impotente qualche minuto, poi ha deciso che quello non era il modo di mangiare e, ignorando le mie proteste, ha messo davanti ad Elisabetta la sua ciotola di gelato. Mia figlia, incredula, ha fatto quello che credo stesse aspettando da un anno: ha lavorato il gelato con le mani e con il cucchiaio, l’ha succhiato, l’ha raccolto con le dita e spalmato ovunque (sul suo viso, sul tavolo di vetro di Angela, sui miei jeans…). Non ho prove che possano documentare la felicità di Angela e di Elisabetta, ero troppo tesa per pensare di tirar fuori il telefono e fare una foto…ma credo che anche una foto della mia faccia sarebbe stata divertente…
Per Angela e Elisabetta quello era il modo giusto di mangiare il gelato: spargendo, spalmando e sporcando. Io mi sentivo a disagio per le goccioline di gelato sul tavolo, per lo strato appiccicoso che si stava depositando sul viso di mia figlia, per la sua maglietta a fiorellini rosa pulitissima… cioè per disastri risolvibili in dieci minuti e con poco sforzo. E’ chiaro che non era questo il problema, c’era qualcos’altro che mi rendeva tesa.
C’è in me, giù nel profondo, il timore di essere ritenuta una “cattiva mamma” perché non so tenere pulita mia figlia e perché non so insegnarle le “buone maniere”, c’è il timore dello sguardo di un estraneo che si posa su una macchia, su un vestito strappato, su un ginocchio sbucciato, e giudica.
Nella vita i giudizi si prendono e si danno, più o meno consapevolmente lo facciamo tutti, perché giudicare serve anche per decidere cosa è bene e cosa è male per noi, cosa non faremo mai e cosa invece certamente faremo in una certa situazione. Si giudicano le persone, ma quando il giudizio tocca a noi spesso ci offendiamo, oppure ci scansiamo elegantemente per lasciare che cada nel vuoto. Eppure, essere giudicata come mamma è una cosa che spaventa particolarmente, che fa sentire male, a disagio, in difetto, fa venire voglia di scappare lontano in un passato in cui bastava mettere due lombrichi nel congelatore per sentirsi felici.
Qualcosa mi dice che sono sulla strada giusta, che le paure vanno scardinate partendo da un gelato, che i nostri limiti possono non diventare i limiti dei nostri figli, se impariamo a riconoscerli. Intanto, a casa di Angela Elisabetta ha imparato finalmente come mangia il gelato una bambina di 16 mesi, io ho capito che ho ancora molto da imparare, e di certo ancora molte magliette da lavare…
giuppy
essere giudicata come mamma è tremendo. Pensa essere giudicata come la mamma che potrei essere. Fottitene dei giudizi, infila Elisabetta in una vasca piena di gelato se le va, sono certa che tu sei una madre eccezionale.
RispondiEliminaNon sai quanta strada hai già fatto, se riesci a scrivere queste cose. Io con la seconda figlia, non ho più retto il ritmo (e fare un figlio a 40 anni NON è come farlo a 28). Quindi la piccola è un po' selvaggia... schiva la pulizia e l'ordine. Quest'estate - causa vacanze e ritmi inusuali - sono sicura che è rimasta anche 4/5 giorni con i capelli raccolti ma non pettinati.. non ho le prove ma lo stesso ne sono certa!! Però viviamo bene lo stesso, lei è felice... io sulla strada... ma non per i suoi capelli ;)
RispondiEliminaBello bello.
RispondiEliminaSimpatiche le immagini di te bambina, delicata la descrizione dei tuoi primi approcci con Elisabetta, intense e profonde le tue domande sulla "matritudine" e sulle sue debolezze.
Sì, sei proprio sulla strada giusta....
Un abbraccio
Kalì
Anche io sono un po' tesa di fronte alle altre mamme al parco... mi sento un po' in soggezione su come li vesto, mi vesto... però dura 1 minuto e mezzo... poi me ne frego! Sono altre le cose che contano! Devo dire che Manu (il primogenito) ha iniziato a mangiare il gelato a circa 2 anni e mezzo, forse 3... la Marty a 1 anno e qualche mese...
RispondiEliminaAvevo regole rigide prima, la cioccolata no fino a 3 anni... i dolci solo quelli fatti in casa... avevo letto che una brava madre doveva fare così. Poi ho capito che le regole le devo capire e fare io... valutare la situazione... sono molto + flessibile... ;)
Elisabetta sembra ben determinata di carattere, a vederla con quel cono in mano, che rende giustizia al suo gelato, e credo che se tu ascolterai e seguirai prima di tutto lei, le sue richieste, asseconderai le sue iniziative, parteciperai alle sue scoperte e ai suoi entusiasmi, sarà lei a mostrarti la strada giusta. Che tanto tu lo sai che non sarai una buona o una cattiva mamma per il giudizio di qualche sconosciuto che ti giudica per una macchia sul vestitino di lei al parco, ma solo per quanto saprai interpretare e soddisfare le sue esigenze.
RispondiEliminaIo credo che essere una buona madre vada al di là di certe piccolezze. Certo la domanda me la sono fatta anche io piú volte in questi anni (il mio bimbo ne compie 6 in ottobre) ma quando lo osservo in mezzo agli altri sono soddisfatta di come lo sto crescendo. Poco importa se ha una macchia sulla maglia o un ginocchio sbucciato, se mangia il gelato sporcandosi fino alle orecchie o se tinge di pennarello la fronte mentre colora (ancora non ho capito come fa) :-D
RispondiEliminaQuello che importa é che ha rispetto per gli altri, tanti valori a cui dà grande peso e soprattutto mette tanto impegno nelle cose che fa.
La tua bimba ha 16 mesi continua pure a tenerla "pulita" se é questo che ti viene naturale. Tanto poi sarà lei col tempo a farti cambiare rotta. ;-)
Un abbraccio
pensa che io ho una zia che tormentava la mia cuginetta quando mangiava il gelato.
RispondiEliminaLa bimba cercava di gustarselo, e mia zia continuava a strillarle nelle orecchie e a passarle il fazzoletto sul viso...praticamente togliendole il gelato di bocca.
Ricordo ancora questa bimba con gli occhi chiusi strizzati per il fastidio e le sue manine aperte e tese come dei rami secchi per la stizza.
ora mi viene da ridere, però in effetti non so se mia cugina che ora è grande abbia più mangiato il gelato...
bentornata :-)
Credo sia una cosa inconscia, per noi donne...sporco=pulire :)
RispondiEliminaMa i ricordi che ho io di bimba sono come i tuoi, libertà di rotolarsi nell'erba, tornare a casa con i jeans sporchi e pieni di paglia, saltare nelle pozzanghere, giocare con acqua e terra...se noti, tutti ricordi "sporchi"...
che forse associamo al fatto che da bambini era permesso (fino ad un certo punto ovviamente), poi crescendo abbiamo dovuto uniformarci e stare sempre puliti...per cui, ogni tanto resisti e lasciala crearsi dei ricordi "sporchi" :)
quando sono in giro una macchiolina o un graffietto sulla faccia di Alessandro mi scatena la paura che chi lo vede vada a fare una segnalazione all'assistente sociale!!!!!
RispondiEliminaA.S. Irene!!!!!
Oddio Giuppy...e io che ho dato a Elisabetta un pasticcino che è immediatamente finito in poltiglia e spiaccicato sul tavolo della Ele...... =^_^=
RispondiEliminaio me ne sono sempre fregata....mio figlio è cresciuto con il nostro cane Dido...con lui ha condiviso spesso la cuccia e anche il cibo (il peloso era un vero artista del furto di merendine...) e non mi sono mai preoccupata....invece mi preoccupo di più quando, al parco giochi, vedo bambini prepotenti che si scannano sui giochi mentre i genitori se la raccontano sulle panchine senza neanche guardarli un minuto....magari sono bambini pulitissimi......però......
Io ho il problema contrario: mia figlia per una microgoccia d'acqua sulla maglia va cambiata dalla testa ai piedi...da sempre!!!!!in spiaggia era l'unica bimba asciutta e senza un minimo granello di sabbia addosso....io ho l'ansia contrari:da piccola ero sempre lurida dopo aver giocato...a volte ho paura che questa estrema pulizia coincida col "non esersi divertita a dovere....."
RispondiEliminaCara Giuppy, i tuoi post mi smuovono sempre qualcosa dentro...non potresti avere più ragione, a volte gli occhi degli altri influenzano il nostro modo di essere genitori, anche io lo trovo ingiusto, nei confronti di noi stessi e anche rispetto ai nostri figli, ma purtroppo a volte neanch'io so farne a meno...prenderne coscienza, però, mi sembra già un gran passo!
RispondiEliminaUn abbraccio, Fra.
davveo complesso fare le mamme oggi, troppa consapevolezza complica le cose!
RispondiElimina